Sulla pelle del lupo

Cambia lo status di protezione: si potrà abbattere. L'Ue: "Vittoria di agricoltori e allevatori". L'ira del Wwf: "Un ritorno al passato"

Sulla pelle del lupo
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Il lupo non è più una «specie rigorosamente protetta» e potrà essere cacciato. Il comitato permanente della Convenzione di Berna ha votato a favore della proposta dell'Ue di declassare il suo stato di protezione.

«Notizie importanti per le nostre comunità rurali e gli agricoltori - commenta la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen - Abbiamo bisogno di un approccio equilibrato tra la conservazione della fauna selvatica e la protezione dei nostri mezzi di sostentamento».

Il cambiamento di status entrerà in vigore fra tre mesi soltanto se un terzo dei Paesi parte della convenzione (17 su 50) non si opporranno. Poi ogni Stato membro potrà cambiare le proprie leggi nazionali.

Da dove scaturisce la decisione? I lupi in Europa sono raddoppiati in dieci anni e, in base a un'analisi Ue, nel 2023 gli esemplari nei Balcani, nei paesi nordici, in Italia e in Spagna sono arrivati a quota 20.300.

Oggi possono essere abbattuti in due casi: se rappresentano un pericolo per l'incolumità delle persone, oppure se sono causa di danni economici per gli assalti al bestiame al pascolo. Si tratta di criteri che dopo potrebbero continuare a essere seguiti, anche se non in maniera stringente come avviene ora.

In Italia fino a dieci anni fa il lupo rischiava l'estinzione. Ma oggi, in base ai dati di Ispra, i lupi sono circa 3.500, quelli nei boschi degli Appennini sembra siano tra i 2.100 ai 2.850. Il lupo ha già occupato il 74,2% dell'area di studio nell'Italia centro-meridionale, per un'estensione totale della distribuzione di 108.534 chilometri quadrati.

Immaginabili le polemiche, a cominciare da quelle degli animalisti. «La stessa Commissione europea nell'analisi condotta nel 2023 aveva confermato che lo stato di conservazione del lupo in Europa non avrebbe giustificato un declassamento del suo regime di tutela - sostengono i rappresentanti del Wwf - e che l'adozione di misure di prevenzione rappresentava la soluzione più efficace sul medio e lungo termine per ridurre la perdita di bestiame causata dagli attacchi dei lupi. Nonostante le evidenze, la Commissione ha deciso di portare avanti la proposta di declassamento sulla base di motivazioni politiche e personali della Presidente Ursula von der Leyen. Un precedente preoccupante per la protezione della natura in Europa la cui disciplina dovrebbe basarsi solo sui dati scientifici rigorosi e non su valutazioni e opportunismi di carattere politico».

«È una grande notizia - commenta invece il Ministro dell'Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida - è il frutto di una posizione ampiamente condivisa dell'Unione Europea, che l'Italia, tra le prime Nazioni, ha sollecitato». «L'allevamento estensivo, il turismo e la stessa sicurezza di animali e persone sono ormai da troppo tempo messe in pericolo da una presenza eccessiva di grandi carnivori.

Finalmente si torna a ragionare con pragmatismo, superando posizioni ideologiche farneticanti, dannose per l'ambiente e per le attività umane. Auspichiamo si possa ora lavorare rapidamente al fine di garantire la salvaguardia della specie lupina in un quadro di garanzia più ampia per tutte le attività».

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