(...) si avvicina il tempo della nomina del nuovo presidente dellAutorità portuale - potenzialmente, un altro Doge in grado di oscurarla nell'immenso mare dello shipping - Marta Vincenzi prende decisamente in mano il timone e indica la rotta: «Devessere Paolo Costa, il veneziano, a insediarsi a Palazzo San Giorgio».
Non basta: il porto lungo, la cosa sua, prevede molto di più. Ad esempio, che al posto di segretario generale dellAuthority, un posto-chiave nelleconomia portuale, sieda un altro personaggio di assoluto gradimento e provata fede, in grado magari di illustrare al presidente Costa, più avvezzo ai leoni di San Marco che alla Lanterna, gli essenziali recapiti portuali.
E di fronte al pericolo che il ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi e il presidente della Regione Claudio Burlando mettano nero su bianco l«intesa» sullAuthority secondo legge, ma alla faccia sua, il sindaco detta gli identikit nel campo amico, la Sala rossa del consiglio comunale: il futuro capo di Palazzo San Giorgio sia dunque - sentenzia Marta - una persona «di comprovata competenza nel settore della portualità e delleconomia dei trasporti». Cioè, Costa. Esclusi, in ogni caso, un marittimista («poiché non ho trovato alcuna disponibilità; andrebbe bene invece come segretario generale») e un operatore portuale («si costituirebbe un profilo di forte illegittimità, su cui ricadrebbero pesanti conflitti dinteressi»).
Finisce qua? Neanche per sogno, Marta non si accontenta e progetta di blindare lAutorità portuale creando dal nulla la figura del Direttore generale. E poco importa che la legge non lo preveda, anzi lo escluda espressamente. Quando si tratta di andare di fantasia, lei, Vincenzi, è proprio insuperabile, lo sanno tutti. Che poi ce la faccia a imporsi, almeno in questo caso, è dubbio. Anche perché, intorno a lei, si stanno muovendo in tanti. Innanzi tutto i terminalisti - forse è azzardato parlare di lobby - che privilegiano il candidato Luigi Merlo, assessore regionale indicato dal presidente della Provincia Alessandro Repetto e graditissimo allamico-nemico di Marta, Burlando.
Si muove (si fa per dire, compatibilmente con i suoi ritmi) anche lo stesso Burlando: a lui vanno bene sia Merlo (di cui terrebbe le deleghe, per evitare un imbarazzante rimpasto), sia soprattutto il terzo candidato, Mario Margini, assessore nella squadra del sindaco (ma tuttaltro che sponsorizzato da Marta). A questo punto lo scontro pare inevitabile; già ieri, del resto, si sono viste le prime scintille, con Marta Vincenzi che boccia la proposta-Burlando di un confronto pubblico della «terna», con presentazione dei rispettivi programmi: «Se io proponessi di fare un dibattito pubblico - tuona il sindaco - per eleggere un presidente dell'Asl, che spetta alla Regione, non sarebbe istituzionalmente corretto».
Infine Vincenzi prende esplicitamente posizione contro «la candidatura di persone che ricoprono una funzione pubblica». Cioè, indovina un po, Merlo e Margini. La terna, fatto fuori lambo, si ridurrebbe così a «un uomo solo al comando». Il suo. Anche Marta vuole vincere facile?
Ferruccio Repetti
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