Autistici più autonomi con la realtà aumentata

Autistici più autonomi con la realtà aumentata

Un'interazione fra uomo e macchina che piacerebbe anche a Elon Musk o al Garante. Un dispositivo progettato per avviare all'autonomia i ragazzi autistici, dunque che aggiunge libertà e non la sottrae. Che si avvale della realtà aumentata, di quella virtuale e di una voce parlante, il tutto ben calibrato per esigenze speciali.

È stato presentato ieri al Politecnico il progetto 5A (Autonomie per l'Autismo, Attraverso realtà virtuale, realtà aumentata e Agenti conversazionali). Un oggetto-visore che si indossa come una maschera e che ha richiesto due anni di progettazione multidisciplinare. Lo hanno realizzato ingegneri, informatici, designer e psicologi, dunque l'ateneo di piazza Da Vinci insieme con Fondazione Sacra Famiglia e Irccs Medea - Associazione La Nostra Famiglia, e il contributo di Fondazione Tim. La scelta dei progettisti è stata quella di concentrarsi sulla mobilità cittadina, di realizzare uno strumento che possa permettere ai ragazzi autistici di orientarsi fra metropolitane e treni. Sono stati coinvolti 27 giovani dai 15 ai 24 anni, i loro genitori e i caregiver. Il training si è svolto per due mesi in ambiente protetto, grazie al visore e a un'app parlante i partecipanti si sono trovati in un mezzanino del metrò, hanno potuto consultare la mappa delle fermate, avvicinarsi al distributore automatico di biglietti, quindi salire sul vagone. Ha spiegato Franca Garzotto, docente di Sistemi di elaborazione delle informazioni al Politecnico e responsabile scientifica di 5A: «Abbiamo isolato i compiti fondamentali, semplificando il più possibile le operazioni in modo che il partecipante non venisse disturbato da troppi stimoli. Poichè spesso vi è, da parte di questi ragazzi, difficoltà nell'interagire con varie persone e nel dover interpretare più mimiche facciali, il sistema elaborato è lineare e ripetitivo, e non si arrabbia». Poi c'è stata la prova: Bisceglie-Primaticcio per chi ha scelto il metrò e Lissone-Seregno per chi è andato sul treno.

Garzotto ha commentato che «per ora, questa tecnologia sembra utile ai ragazzi a usare i mezzi pubblici in modo più sicuro e consapevole.

In futuro vorremmo allargare le competenze a situazioni più complesse come l'accesso in ospedale, la visita ai musei, lo shopping in un grande centro commerciale». Jacopo, uno dei partecipanti ha detto che avrebbe cambiato l'animazione: «Per me è troppo finta, se potete rendetela più umana».

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