L'ode di un rumore fragoroso, ruggente e metallico. L'inconfondibile melodia che anima una carcassa di ferro, che proietta dai suoi due fari rotondi una luce abbagliante, che squarcia il cuore della notte. Chi la vede sfrecciare per la prima volta ha bisogno di stropicciarsi gli occhi per capire se si trova al cospetto di una navicella spaziale, come quelle che si vedono nella serie televisiva "Ai confini della realtà", o di un'auto fuori dal comune. Perché questa è l'Alfa Romeo Giulia SS, abbreviazione di Sprint Speciale, un disco volante per conquistare la strada con fascino e magnetismo. Sono passati sessant'anni da quel 1963, durante il quale ha raccolto il testimone dalla Giulietta SS, portando lustro al marchio di Arese e alla Bertone che si è occupata di disegnare una carrozzeria coupé che sembra buona tanto per la terra quanto per il cielo. Una fuoriserie in abito da sera, ma che non ha paura di sporcarsi quando deve sgomitare e lottare con il coltello tra i denti contro avversari pronti a tutto.
Dalla Giulietta alla Giulia
Quando arriva in scena nel 1963, l'Alfa Romeo ha da poco presentato la sua nuova berlina Giulia, l'auto disegnata dal vento, che ha rivoluzionato il panorama automobilistico mondiale con le sue doti dinamiche fuori dal comume. La frizzante berlina del Portello ha mandato in pensione la gloriosa Giulietta, per avviare un nuovo capitolo che gli uomini del Biscione si augurano possa essere altrettanto ricco di soddisfiazioni. La Giulietta Sprint Speciale del 1957 è stata importante per le fortune dell'azienda sul finire degli anni Cinquanta, specialmente per motivi sportivi e tecnici.
Per andare più forte le macchine hanno l'obbligo di frappore una bassa resistenza nei confronti all'aria, che invece devono penetrare in modo efficace. All'epoca la fabbrica milanese è sprovvista di una galleria del vento, ma i tecnici del Biscione, coadiuvati da quelli della Bertone, conoscono qualche trucco del mestiere, così provano la Giulietta SS, con dei fili di lana lungo tutto il corpo, sul tratto autostradale che collega il capoluogo lombardo a Torino. Scrutando meticolosamente i loro movimenti, riescono a intuire i vortici dannosi e possono modificare la carrozzeria per eliminarli. Il risultato finale è di assoluto livello, grazie soltanto a delle prove empiriche. Con gli stessi criteri, giusto qualche anno più tardi, nasce anche la sua erede, la Giulia SS, disegnata sempre da Franco Scaglione. Il nuovo corso inizia con i migliori auspici.
Le novità dell'Alfa Giulia Sprint Speciale
La Giulia berlina è forte e gasata come un pugile che ha appena alzato la cintura di campione del mondo, la sua derivata coupé non vuole essere da meno. La Sprint Speciale vuole stordire gli avversari con le sue doti di sportività innate, ma vuole anche sedurre con la sua classe ed eleganza. Perché le battaglie non si vincono soltanto con la forza bruta, ma servono anche charme e carisma. La Giulia SS ha tutte queste doti, che rispetto alla sua antenata Giulietta sono persino migliorate. Franco Scaglione le ha donato un muso basso e affusolato, un posteriore con lunotto spiovente raccordato al baule e una coda tronca. Gli interni, invece, sono curati e ricchi di particolari, come si confà a un'auto del suo rango. Bello soprattutto il disegno della plancia con gli indicatori dal taglio circolare.
La novità più grossa, però, è il propulsore. La Giulia SS, infatti, adotta con orgoglio il mitico bialbero Alfa con cilindrata che tocca quota 1570 cm3 mentre, grazie a due carburatori doppio corpo Weber da 45, la potenza arriva a quota 113 cavalli a 6500 giri/minuto. Il cambio è il classico manuale a cinque velocità. Per delle staccate fuoriose o più semplicemente per arrestarsi meglio, la macchina viene dotata di un eccellente impianto con freni a disco, eccetto i primi duecento esemplari che montano ancora dei freni a tamburo. Malgrado qualche chilo in più sulla bilancia rispetto alla Giulietta (75 kg), la Giulia SS sfreccia a una velocità massima di 191 km/h. Un risultato di altissimo profilo, considerando che parliamo della prima metà degli anni Sessanta.
L'uso nelle competizioni
Sono soprattutto i gentleman driver a scegliere la sportiva del Biscione, spinti dalla voglia di sfruttare al meglio una delle sue doti principali: la grande coppia ai bassi regimi. Ed è proprio nelle corse in salita, come quella della Consuma vicino a Firenze o la Stallavena-Boscochiesanuova nel veronese, che la Giulia SS emerge con i suoi artigli.
Al tempo stesso, raccoglie gloria e onoreficenze anche nelle varie edizioni della Targa Florio (dal 1967 al 1970) e nelle gare di durata in circuito, come a Monza alla Coppa Intereuropa, al Mugello e persino alla 24 ore di Daytona nel 1969. Viene prodotta in 1400 esemplari e passa alla storia come una di quelle auto per le quali Henry Ford si sarebbe sfilato il cappello al suo passaggio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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