Lancia Beta Spider, eleganza tipicamente italiana

La Lancia Beta Spider, la versione targa della sportiva di Chivasso, può vantare le prestigiose firme di Zagato e Pininfarina. Un'auto oggetto di culto

Lancia Beta Spider, eleganza tipicamente italiana

Gli anni Settanta del secolo scorso sono stati un periodo intenso e terribilmente controverso. Se da un lato si sono sovrapposte la recessione, la crisi energetica e il terrorismo, dall'altra la creatività, la libertà e la sperimentazione sono state spinte al massimo della propria forma. Anche l'Italia è stata bagnata da queste ondate di incongruenze logiche, infatti il Bel Paese ha vissuto con un orecchio alla radio e un occhio ai giornali la preoccupazione degli anni di Piombo, mentre dal punto di vista automobilistico ha saputo sfornare capolavori per stile, meccanica e coraggio. Le quattro ruote all'italiana sapevano dominare in pista, nei rally e su strada, erano in grado di brillare per innovazione stilistica e tecnica ma, soprattutto, erano belle da guidare. Dal 1972 la Lancia, già confluita nel Gruppo Fiat, aveva in listino la Beta, una berlina poco classica, che poteva essere declinata sia in un'elegante e frizzante coupé, che nella HPE, una sorta di antesignana delle attuali shooting brake. Nel 1974, si aggiunse anche la versione Spider: la più particolare e speciale.

Derivata dalla Beta Coupé

La Lancia Beta Coupé era indirizzata a una categoria specifica di automobilisti, i cosiddetti gentleman driver. Persone altolocate, benestanti, che non rinunciavano al piacere di guidare una macchina in prima persona, anzi, al volante ricercavano sensazioni inebrianti e coinvolgenti. L'ulteriore diktat di questi appassionati era quello di possedere una macchina prestigiosa, dallo stile ponderato ed elegante, ma mai sopra le righe. Una sobria signorilità della quale faceva certamente parte la tre porte di Chivasso. Dal 1974, questa classe di entusiasti poteva contare su una nuova conturbante versione di Beta, la Spider. Adesso, si poteva aggiungere il piacere di guidare col vento tra i capelli, mentre si veniva baciati da un sole tenue che riscaldava le ossa. Dunque, sportiva ricercata e persino dai nobili natali, questa era la Beta Spider, perché sia Pininfarina che Zagato avevano contribuito alla sua nascita.

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Una grazia tipicamente italiana

Due delle più prestigiose e rinomate carrozzerie italiane, si lanciarono in questa avventura che aveva come obiettivo quello di elevare la Beta Spider nel gotha delle più prestigiose vetture en plein air in circolazione. Operazione non troppo difficile, vista l'ottima base di partenza. Quindi, da una parte avevamo la Pininfarina che mise la firma finale sul design della Spider piemontese, mentre la Zagato di Rho si occupava di tagliare, modificare e allestire il corpo vettura delle Beta Coupé (dalle quale derivava), prima di riconsegnarla alla fabbrica Lancia di Chivasso per l'assemblaggio conclusivo. Ovviamente questo palleggio da uno stabilimento all'altro comportava un lievitamento sostanziale del prezzo finale della Beta Spider, molto superiore a quello della versione "chiusa".

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A livello di stile la Beta Spider era da considerare più come una "Targa", in poche parole, una semi aperta con tettino rigido asportabile, capote ripiegabile posteriore e roll bar centrale con funzione strutturale. In questo caso gli uomini della Pininfarina interpretarono il concetto di "aperta" secondo la moda dell'epoca, dettata anche da esigenze di maggiore sicurezza e rigidità strutturale, anticipando di qualche anno la BMW Serie 3 che veniva modificata dagli specialisti di Baur. Poi, il fontale, la plancia e gli interni (ad eccezione dei sedili posteriori) arrivavano dalla Coupé, ed erano pochissime le differenze. Analogo discorso per quanto riguarda le motorizzazioni, che erano così composte: un 1.6 da 100 CV e un 2.0 da 119 CV. La Spider, a differenza della Coupé, non ebbe mai sotto al cofano il piccolo 1.3, né tanto meno il più possente 2.0 Volumex. Nel corso della sua carriera non mancarono delle evoluzioni, attente soprattutto a elementi di dettaglio quali grafiche della strumentazione, rivestimenti, fanalerie e paraurti, spesso vicini alla moda dell'epoca che esaltava le plastiche scure.

Lancia Beta Spider, oggetto di culto

La Beta Spider, al pari delle altre versioni della famiglia, ha avuto la sua personale commercializzazione in Nord America, dove ebbe un buon riscontro di mercato. Gli americani si fecero ammaliare dalle proporzioni perfette di questa vettura, che veniva chiamata semplicemente Zagato e voleva essere guidata nelle tante soleggiate strade costiere che caratterizzano gli Stati Uniti. Fino al 1982, anno di dismissione di questa versione, furono ben 2.080 (di cui 2.076 con motore 2.0cc) le unità a essere vendute Oltreoceano, su un totale di 8.594 esemplari complessivi. Come tanti oggetti che provengono dal passato, anche la Beta Spider ha proiettata su di sé la lanterna dei collezionisti, che la stanno cercando con insistenza. Le quotazioni sono in rialzo perché, in fondo, lei è un'italiana purosangue che può vantare le esclusive firme di Zagato e Pininfarina. Chi altre può farlo? Pochissime, per non dire nessuna.

Tuttavia, se siete dei gentleman driver moderni e volete passare inosservati, la Beta Spider non fa per voi, perché al suo passaggio scuoterà la curiosità di tutti i passanti con effetto garantito e immediato. La nostalgia - d'altronde - è un fenomeno che non si può arrestare.

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