La firma di Zagato, la Z come simbolo di eleganza vincente

La carrozzeria Zagato ha attraversato tutto il Novecento realizzando dei sogni, la firma Z presente su vetture tanto veloci quanto eleganti. Fascino eterno

Alfa Romeo SZ del 1989
Alfa Romeo SZ del 1989

Quando la corrente sembra spingerti in una direzione, talvolta basta un soffio di vento per farti svoltare e imboccare un sentiero differente. È quello che accade a Ugo Zagato, che nasce a Gavello, una bucolica e modesta località in provincia di Rovigo, nel 1890. È il sesto figlio di una madre vedova, che deve badare a una famiglia numerosa servendosi soltanto di ciò che offre la terra. Zagato non ha nobili origini, è figlio di umili agricoltori del Veneto laborioso. Eppure, nel cuore del piccolo Ugo batte forte la passione per quelli che sono i grandi mezzi di locomozione del ‘900: i treni, gli aerei e le automobili. Mezzi pionieristici, tanto strani quanto affascinanti. Ne vede e ne studia molti quando emigra in Germania, a Colonia, per tentare la fortuna. Il suo sentiero sembra tracciato, eppure arriva quel colpo di vento inaspettato. Al respiro quell’aria sembra funesta, perché nel 1914 Ugo è costretto a tornare in patria per servire il Regno con la chiamata alla leva. A ben vedere quella che ha le sembianze di una brutta notizia, si rivela invece come il momento di svolta positiva nella sua vita.

La fabbrica dei sogni

Dopo aver espletato il servizio militare nei bersaglieri, Zagato si trasferisce a Milano e trova collocazione in una carrozzeria, la “Carrozzeria Varesina”, dove comincia a prendere dimestichezza con i disegni e l’assemblaggio dei metalli per auto. Dentro al suo animo c’è la grande passione per i motori, per tutto ciò che rappresenta il movimento, che si sposa con un ardore e con una fame che lo portano a diventare in brevissimo capo officina, mentre nel medesimo tempo studia il disegno industriale alla scuola serale. La sua tenacia, la sua ambizione sono l’arma in più per fare la differenza. Quando l’Italia entra nel primo conflitto bellico mondiale, Ugo Zagato, viene mandato a Torino alla “Fabbrica Aeroplani Ing. O. Pomilio” in qualità di capo officina. Qui si producono aerei, c’è un bisogno giornaliero da rispettare e si viene pagati a cottimo. Zagato razionalizza il tempo, organizza i lavori e ottiene eccellenti risultati. Il ruolo svolto nel campo aeronautico è essenziale per dar vita alla sua fabbrica dei sogni, quella carrozzeria Zagato che darà forma ad alcune delle auto più sensazionali del 1900, delle opere d’arte fatte per solcare il vento a grande velocità, sfruttando nel migliore dei modi gli studi di aerodinamica. L’eleganza vincente, perché l’auto più bella è quella che vince, come diceva Enzo Ferrari. Un ordine e un concetto guida sposato fedelmente anche da Zagato, che con la "Z" firmerà dei capolavori immortali su quattro ruote.

Dalla Fiat 501 all’Alfa Romeo 6C

Nel 1919 Ugo Zagato apre a Milano la sua prima officina, che ben presto diventa un punto di riferimento a livello mondiale. Sono anni in cui le carrozzerie si preoccupano di dare più armonia e personalità alle vetture sfornate da altri. Qui arrivano quei clienti che dalle case madri ricevono spesso un telaio nudo e crudo. Se si vuole di più bisogna affidarsi agli specialisti, e uno dei primi della lista è proprio la Zagato. Un nome e una garanzia di successo. La prima creazione che può vantare la firma contraddistinta dalla lettera “Z” è la Fiat 501, un’auto che grazie alle intuizioni di Zagato diventa una fuori serie leggera e prestazionale, cancellando quell’aria un po’ barocca che aveva in origine. Questa operazione consente alla carrozzeria di farsi largo in un settore in grande fermento e gli offre una notorietà senza confini, tanto che l’Alfa Romeo, con l’ingegnere Nicola Romeo in prima persona, si scomoda per dargli un’opportunità. Bisogna fare una magia sulla 6C del Biscione, l’obiettivo è rendere la sportiva di Arese ancora più veloce. Il risultato finale è clamoroso: l’Alfa Romeo 6C 1750 ottiene successi e consensi, su ogni tracciato compreso quello della mitica Mille Miglia, dominata dal ‘28 al ‘30. Da questo momento si crea un legame profondo con la casa milanese, un rapporto che durerà tutto il secolo e anche di più. Nel frattempo, bussano alla saracinesca del garage di Zagato anche altri nomi illustri dell’automobilismo come: Maserati, Fiat, Lancia e Bugatti.

Alfa Romeo 6C 1750 Zagato
Alfa Romeo 6C 1750 Zagato - Wikipedia

Il difficile secondo dopoguerra e la rinascita

Milano viene mutilata dai bombardamenti del 1943, anche la fabbrica di Zagato si trasforma in un cumulo di macerie fumanti. Lo sforzo bellico italiano aveva convertito la carrozzeria da vetrina di lusso, a centro di costruzione di mezzi pesanti. Adesso è tutto da rifare, appena gli orrori del conflitto lasciano spazio a una graduale rinascita, Ugo Zagato si rimbocca le maniche e ricomincia con una piccola officina, dove sono contenuti i cassetti dei sogni dai quali attingere. La fabbrica non si ferma neanche nell’attimo più grigio, l’estro non si arresta neppure di fronte alle più dure crudeltà della vita. La carrozzeria Zagato si specializza nell’uso del plexiglass per i cristalli, una soluzione che per molto tempo rende le sue creazioni come riconoscibili ai più, poi dopo anni complessi ritorna anche la consacrazione universale grazie all’Alfa Romeo 159. Zagato sale sul tetto del mondo, con la monoposto del Biscione che vince il campionato di Formula 1 con il pilota italiano Nino Farina. Il tempo scorre e sta per cominciare l’epoca d’oro di Zagato, che coincide con la Dolce Vita italiana, a cui contribuisce anche Elio Zagato, audace pilota figlio del fondatore Ugo.

Aston Martin DB4 GTZ
Aston Martin DB4 GTZ del 1963

La doppia gobba sul tetto e i parafanghi bombati sopra le ruote diventano il tratto distintivo di modelli che vincono per lo stile e che trionfano sulle piste. Sono un esempio di questo periodo le varie Abarth 1000, Alfa Romeo Giulietta SZ, Lancia Flaminia Sport e soprattutto l’Aston Martin DB4, l’auto che porterà la Zagato a fare breccia Oltremanica, iniziando un sodalizio che vige tutt’ora tra la carrozzeria italiana e il marchio che (spesso) presterà servizio all’agente 007. Negli anni ‘60 confluisce alla Zagato un designer dal grande talento, Ettore Spada. Proprio lui sarà l’ideatore di un’altra corrente stilistica identificatrice di Zagato, al pari di quelle passate. Le automobili disegnate da Spada si caratterizzano per la “coda tronca”, un gergo per descrivere un posteriore minimale dove il taglio è netto, senza troppi fronzoli. In questo frangente storico si ricostruisce il binomio con l’Alfa Romeo, che la Zagato aiuta a riportare più in alto di tutti con la Giulia TZ, che diventa invincibile nella categoria prototipi.

La crisi, il cambio di rotta di Zagato e i tempi recenti

Nel 1968 il fondatore Ugo Zagato muore, lasciando il timone dell’azienda al figlio che Elio, che deve trovare la rotta e tenere saldo il timone di una nave che finisce in un vero mare in tempesta. Gli anni ‘70 infatti si aprono con la crisi energetica e petrolifera che spazza via, come uno tsunami, il vecchio modo di concepire l’automobile. Si affermano le vetture di piccola cilindrata e dal poco consumo di carburante, nel frattempo le commissioni per le carrozzerie diventano sempre più in numero ristretto. La Dolce Vita è un candido ricordo di un passato d’oro, all’orizzonte le nubi sono grige ma c’è ancora tempo per sfornare qualcosa di clamoroso. In questa fase escono dalla carrozzeria Zagato auto come la Lancia Fulvia Sport, la Lancia Beta Spider e l’Alfa Romeo GT Junior Zagato. Icone di un’epoca. Gli anni ‘80 seguono lo stesso corso del decennio precedente, ma la Zagato si segnala ancora una volta per mettere la sua prestigiosa firma su modelli sensazionali come la Maserati Biturbo Spider e Maserati Karif, oltre all’Aston Martin Vantage V8 e all’Alfa Romeo SZ, chiamata il “mostro”.

Maserati Karif
Maserati Karif del 1988

Nel 1992 esce la Lancia Hyena, ultima fuoriserie a tiratura limitata della casa di Chiavasso che vanta la meccanica della Delta Integrale che si sposa con un corpo da coupé sinuoso ed elegante, in pieno stile Zagato. Per certi versi è il canto del cigno di Lancia, ma anche dalla Zagato, che sotto la guida di Andrea Zagato si specializza su opere di nicchia, spesso di un solo esemplare. Gli ultimi vent’anni sono condizionati da lavori intermittenti ma comunque interessanti come l’Aston Martin Vanquish Roadster o la DB7 Zagato, così come la Ferrari 575 GT o il ritorno dell’Alfa Romeo TZ3 Strada.

Oggi, a Rho, l’atelier di prestigio continua la sua corsa, tenendo in vita gioielli del passato che ritrovano nuova vita. La Zagato c’è e prosegue la sua missione di eccellenza italiana delle quattro ruote, come ha fatto per tutto il secolo breve.

Lancia Hyena
Lancia Hyena del 1992

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