La Mercury Eight di James Dean in "Gioventù bruciata"

Nel film uscito poco prima della morte dell'attore, proprio in un incidente stradale, è la vettura che precipita da una scogliera nella tragica sfida con il bullo Buzz

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Certe scene finiscono per essere tragicamente profetiche. Due auto appaiate, che quasi si toccano. Una folle corsa verso il ciglio di una scogliera, l'adreanalina che intasa l'organismo e una sfida - quella di lanciarsi fuori dall'abitacolo prima che sia troppo tardi - che diventa mortale. Era il famoso chicken run, una delle scene di culto di Gioventù bruciata (Rebel without a cause), il film diretto da Nicholas Ray che nel 1955 certificò la gloria attoriale di James Dean poche settimane prima della sua morte, in un incidente stradale a bordo della sua Porsche.

E pensare che, per la parte di Jim Stark, il problematico protagonista di una pellicola che mette insieme un mucchio di giovani che accusano profonde carenze affettive e lacune esistenziali che si si riverberano nelle logiche del branco, la produzione aveva inizialmente scelto Marlon Brando, allora ventitreenne. Dal suo rifiuto, per dedicarsi all'epoca soltanto al teatro, uscì il nome di Dean.

Jim troverebbe anche una redenzione innamorandosi della bella Judy, ma ha problemi con un bullo di nome Buzz che, avvertito in pericolo il suo ruolo, lo sfida prima sfoderando un coltello, poi nella celebre gara di coraggio con le auto lanciate verso il precipizio. Auto dentro cui Buzz resta impigliato con la manica della giacca, trovando la morte. Auto, quella guidata da James Dean - da cui riesce a gettarsi fuori - che è una maestosa Mercury Eight.

Fu il primo modello prodotto dalla casa automobilistica statunitense, tra il 1939 eil 1951. Montava un potente motore V8 Ford e subito lanciava un messaggio di un nitore incontestabile alle concorrenti, con quelle forme che rompevano gli schemi classici della carozzeria pre bellica. Era la berlina della classe medio alta a stelle e strisce, quella accessibile ad una certa facoltosa borghesia, che si riconosceva negli interni curati, nella grandezza delle dimensioni, in quei due fanaloni che squarciavano la banalità delle forme, ergendosi come pinnacoli accanto all'enorme cofano.

Negli Usa, per quei dodici anni, divenne talmente popolare che poi molti produttori decisero di utilizzarla come base di partenza per customizzare i loro prodotti: il primo a muoversi in questa direzione fu Sam Barris. Lanciata a velocità massima, come nella folle corsa di Jim e Buzz verso il burrone, poteva raggiungere i 160 km/h.

Mercury, in seguito, produsse molte altre vetture ed entrò stabilmente a far parte del gruppo Ford, prima della cessazione del marchio, nel 2010. Quell'auto guidata da Dean, però, resta senza dubbio il modello più iconico.

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