In "Taken" Liam Neeson insegue tutti su un'Audi S8

Nel film cult dI Luc Besson - da noi più noto come "Io vi troverò" - l'attore interpreta un ex agente CIA che vola a Parigi per ritrovare la figlia rapita

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Lui non è d'accordo fin dall'inizio, ma protestare contro l'ex moglie e la figlia si rivela fin da subito una missione impraticabile. Niente da fare, la diciassettenne Kim se ne vola a Parigi da LA in compagnia dell'amica Amanda, giurando che poi, nella Ville Lumiere, ci siano delle cugine più grandi di quest'ultima ad ospitarle. Come in ogni storia c'è un fondo di realtà: la casa c'è, le cugine no. Quando Bryan Mills apprende che la figlia seguirà pure tutto il tour estivo europeo degli U2 si sente quasi mancare, ma la sua ex, Lenore, lo rassicura: "Andrà tutto bene".

Nemmeno per idea, invece. Le due ragazzine vengono agganciate da un tizio appena scese dall'aereo. Chiede di dividere il taxi con loro, ma in realtà vuole solo capire dove stanno: è uno degli anelli di un'organizzazione internazionale dedita al rapimento di ignare turiste per immetterle nei circuiti della prostituzione. Kim, nascosta sotto il letto di una delle camere della casa parigina, fa appena in tempo a comporre il numero del padre. L'afferrano per le gambe e la portano via. Ma Bryan - maestosamente interpretato da Liam Neeson - lascia un messaggio telefonico al rapitore in ascolto: "Se lasciate andare mia figlia, la storia finisce qui. Non verrò a cercarvi, non vi darò la caccia. Ma se non lo farete, io vi cercherò, vi troverò... e vi ucciderò". "Buona fortuna", gli risponde l'altro, ignaro che Mills sia un ex agente della CIA e delle Special Forces. Inizia così Taken - da noi più conosciuto con il titolo di Io vi troverò - acclamatissima pellicola pensata e prodotta da Luc Besson e datata 2008.

Due anni prima era uscita la seconda versione dell'Audi S8, la D3 guidata proprio da Neeson nei suoi pirotecnici inseguimenti in Francia, conditi da speronamenti e pallottole volanti. Montava un potente motore 5.2 V10 e venne prodotta fino al 2010. Nell'idea originaria di Audi doveva rappresentare - e in effetti ci riuscì - una versione più lussuosa e sportiva dell'A8. La prima generazione di questo concept, l'Audi S8 D2, vide la luce per la prima volta nel 1996.

Presentava i classici requisiti della casa tedesca: pulizia delle linee, rigore estetico, forme che non lasciano spazio all'immaginazione, eppure risultano un classico inappuntabile. E prestazioni eccellenti, al solito. "Una sportiva in cravatta", la definì la stampa di settore all'epoca, indugiando sugli interni accuratamente rifiniti e su quella sensazione di elegante sicurezza che l'auto sapeva trasmettere.

Il motore, si diceva, era un V 10 modificato che presentava una peculiarità in grado di mettere subito in chiaro le cose: ero lo stesso della Lamborghini Gallardo e

consentiva di accelerare da 0 a 100 in 5,1 secondi. Tirata al massimo, come faceva Neeson nel film, sfiorava i 250 km orari. Abbastanza per acciuffare il crimine organizzato, regolarci i conti e recuperare sana e salva tua figlia.

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