
Una vita nel gruppo Renault, in cui ha ricoperto i ruoli più disparati, adesso Guido Tocci, country manager Dacia Italia, ha dalla sua i numeri di un marchio che da anni macina consensi.
Tocci, partiamo proprio dai numeri del 2024.
“Un anno incredibile. Abbiamo sfiorato quasi le 100.000 immatricolazioni, risultato migliore di sempre di Dacia in Italia. Abbiamo avuto una progressione importantissima perché rispetto a un mercato stabile i volumi di Dacia sono aumentati del 13,7 % e chiaramente è aumentata anche la quota di mercato. Su un mercato totale, esclusi i veicoli commerciali dove Dacia non è presente, l'incremento di quota è stato di 0,5 punti, che è moltissimo, quindi passando da 5,7 a 6,2”.
Grande successo nel mercato dei privati.
“La performance nel retail è l'aspetto veramente di rilievo perché quello è il mercato fondamentale dove il cliente sceglie veramente in maniera consapevole. Lì nel 2024 abbiamo realizzato una quota di mercato del 10,02%, un risultato enorme, proprio per dimensioni”.
Un risultato per certi versi inaspettato.
“Noi venivamo da un 2023 molto positivo dove ci eravamo posizionati primi come brand nel mercato retail in Italia, primi in assoluto. Nel 2024 abbiamo ribadito questo primato. Ma mentre il 2023 è stato un po' l'anno della sorpresa, il 2024 è stato l'anno della conferma. Siamo riusciti a migliorare rispetto al 2023 che era già stato un anno molto importante e significativo”.

Cosa vi ha premiato?
“Gli ingredienti del successo di questo brand sono semplici. Prima di tutto il posizionamento di Value for Money cercando di essere best value for Money e non più low cost. Noi siamo nati come brand low cost, i modelli per diversi anni non erano di appeal e si ponevano soprattutto come alternativa ai veicoli usati. C'era un posizionamento cosciente e consapevole”.
Poi cosa è cambiato?
“Dacia ha potuto contare sul fatto di appartenere al gruppo Renault. Perché dico questo? Perché si è deciso ad un certo momento di cercare di osare un po' di più e abbiamo cominciato a proporre modelli anche sfiziosi dal punto di vista del design, gradevoli, correttamente posizionati e soprattutto molto chiari e trasparenti nella comunicazione. Noi riteniamo di essere un brand molto digitale anche perché se tu sei a casa seduto comodamente sul divano, vai sul web e ti fai una simulazione di una versione di un prodotto, tu vai in rete e trovi esattamente quello. C'è una corrispondenza fortissima fra quello che noi diciamo e quello che poi effettivamente trovi in in concessionaria. Questo è molto apprezzato ed un messaggio molto forte di chiarezza, di verità, di trasparenza, di rispetto”.
Che altro?
“Lo sviluppo del brand che cerca di coprire il più possibile le varie tipologie di segmentazione di mercato e anche di clientela, e di questo la dimostrazione è proprio il Bigster”.
Cosa rappresenta per voi?
“È un banco di prova molto importante. Dacia con Bigster pensa alla grande perché è il prodotto anche di dimensioni maggiori all'interno della gamma di Dacia. In un segmento molto complicato in cui entriamo per la prima volta. In Italia l’80% delle vendite di un segmento C sono Suv, quindi quello è il mercato di riferimento. Crediamo di avere le carte in regola per cercare di fare nel segmento C quello che di buono abbiamo fatto e facciamo nel segmento B con Sandero e nel segmento B-Suv con Duster”.
Con la nuova motorizzazione hybrid 155 apportate anche innovazione tecnologica.
“Un bel messaggio anche da parte del gruppo Renault perché questa motorizzazione è inedita e sarà per la prima volta equipaggiata su Bigster, prima ancora di farlo su un modello Renault. E questo è un messaggio concreto e un segno tangibile della legittimità e autorevolezza che oggi ha anche Dacia all'interno del gruppo”.
Ma qual è la vera forza di Bigster?
“Un posizionamento prezzi assolutamente competitivo. Noi partiamo da €24.800 fino ad arrivare alle versioni più equipaggiate (quella più outdoor che è l'Extreme e quella più comfort che è il Journey) a 31.300 euro. Cinque anni fa in Italia il prezzo medio di listino di un segmento di un C Suv era di €29.000, adesso è di €38.000. Quindi questo ci dà delle rassicurazioni sul fatto che il nostro posizionamento prezzo sarà ed è un posizionamento competitivo”.
Quanto è cambiata secondo lei la percezione che la gente ha di Dacia?
“La percezione è cambiata e si è alzata l'asticella e questo lo percepiamo un po' tutti i giorni, abbiamo visto come negli ultimi 3 anni si sia consolidata la notorietà del brand. Cioè, oggi Dacia normalmente è un brand conosciuto. Chi più, chi meno, ma è conosciuto. E all'interno della notorietà, è importante anche quella che viene definita la good opinion, cioè il fatto di avere un giudizio o un'impressione positiva del brand. Questi sono dati oggettivi, ma che evidentemente sono frutto e conseguenza di una performance commerciale che significa riuscire a catturare i clienti, consegnare le vetture e metterle su strada. Il tour di Bigster fa parte anche di questo: farlo vedere nelle piazze e farlo toccare con mano”.
Un segmento complicato.
“Sì, è un segmento molto difficile, dove i clienti sono molto esigenti, attenti, normalmente sono famiglie, quindi con figli e quindi il senso di affidabilità, robustezza, sicurezza, ma anche comfort nei viaggi un po' più lunghi deve essere percepito molto bene e deve essere anche visibile. È un segmento dove è molto importante anche l'immagine che hai e la percezione che il cliente ha del tuo brand. Per noi è un po' una sfida. È allargare gli orizzonti, non è una sfida vinta, chiaramente, perché questo lo dirà solo il mercato”.
L’Ue può far qualcosa per giocare ancora una partita nell’automotive?
“Ci auguriamo una qualche attività che non penalizzi così fortemente i costruttori come questo sistema delle ammende che non ci permette nemmeno di disporre di risorse importanti per poter fare sviluppo. Sul Bigster offriremo tutte motorizzazioni elettrificate. Questa è una novità, diciamo, nel mondo Dacia. Non a caso prendendo l'occasione del Bigster stiamo sviluppando e proporremo un GPL, non associato all'alimentazione benzina, ma associato all'alimentazione ibrida. Quindi c'è un processo di adeguamento e di avvicinamento però coi tempi Dacia, noi non vogliamo essere né pionieri né precursori di niente ma pronti a dare quello che il mercato chiede.
Però, per esempio, già nel 2027 avremo un'altra vettura elettrica nella nostra gamma che sarà Sandero che chiaramente non sostituirà ma affiancherà la versione termica. Tutto graduale, tenendo d'occhio semplicemente l'unica cosa che conta: il cliente.
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