Le aziende lombarde corrono. È crisi per i gufi

Tutti i venti distretti industriali della Lombardia registrano crescite super alla faccia di chi evocava scenari disastrosi. La realtà è dettagliatamente fotografata dall’interessante rapporto-monitor sui distretti industriali della Lombardia pubblicato ieri da Banca Intesa. In alcuni casi si segnalano progressi rispetto anche ai picchi del 2007

Le aziende lombarde corrono. È crisi per i gufi

E se per una volta, sinceramente, mettendo da parte le lamentazioni di comodo, ci domandassimo come stiamo andando davvero in Lombardia? Al netto di tutti coloro (e ce ne saranno sempre) per i quali l’erba del vicino è convintamente più verde per definizione e al netto anche dei nostalgici, per cui il passato era in ogni caso migliore, anche quando bisognava uscire al freddo sulla ringhiera per andare in bagno, qual è il quadro vero, depurato dal solito ben orchestrato disfattismo mediatico tipico dei periodi pre elettorali?

La realtà è dettagliatamente fotografata dall’interessante rapporto-monitor sui distretti industriali della Lombardia pubblicato ieri da Banca Intesa: lo studio ci restituisce l’immagine di un territorio vitale e reattivo, con le aree di produzione classiche del tessuto economico lombardo decisamente avviate al ritorno deciso ai livelli pre-crisi, con alcune situazioni (come i distretti degli spumanti della Franciacorta, dei calzifici di Castel Goffredo e della Gomma del Sebino Bergamasco) addirittura in progresso rispetto ai picchi del 2007.

Lo studio di Banca Intesa, il primo di questo genere per l’istituto di credito, evidenzia nel dato tendenziale del quarto trimestre 2010 una crescita del 27% rispetto al periodo precedente, contro una media nazionale ferma al 19%. Se è vero che una parte importante di questa ripresa è dovuta a settori (come il metalmeccanico) per i quali più severa era stata la battuta d’arresto, d’altra parte è ormai evidente che la Lombardia ha saputo trovare la ricetta giusta per far ripartire il proprio motore economico. Qual è quindi il segreto dell’industria Lombarda? Scorrendo i numeri del rapporto di Banca Intesa la risposta sembra essere chiara: è risultata vincente la scelta di focalizzarsi sull’export ed in particolar modo è riuscito l’aggancio con la “locomotiva” tedesca.

La Germania risulta infatti di gran lunga la principale artefice del positivo risultato, con un incremento nel trimestre anno su anno del valore delle esportazioni lombarde verso l’area tedesca di oltre 200 milioni, seguita a buona distanza dalla Francia (in crescita per oltre 100 milioni) e dalla sorprendente Cina che, sempre in termini incrementali, ha superato addirittura gli Stati Uniti. Anche in termini assoluti il filo che ci lega a Francia e Germania è solidissimo, con le esportazioni verso questi Stati che hanno pesato nel 2010 per oltre 4,5 miliardi, più del 30% del totale. Insomma, non si deve abbassare la guardia ed è sempre possibile fare di più e meglio, tuttavia vedere che, per due trimestri di fila, 20 su 20 distretti tradizionali lombardi hanno messo a segno un incremento dell’export, con un incremento delle vendite in circa 70 mete commerciali negli ultimi tre trimestri su 90 sbocchi censiti, rappresenta un segnale inequivocabile.

La detassazione e il rilancio della piazza finanziaria milanese, così come ipotizzato da Tremonti, potrebbe rappresentare un ottimo completamento di questo quadro, fornendo alle imprese in crescita una possibilità aggiuntiva di approvvigionarsi dei capitali necessari all’espansione. Bene anche i poli tecnologici di eccellenza (informatico e farmaceutico di Milano ed aeronautico di Varese), con quest’ultimo brillantemente sopra i livelli del 2007, al contrario del distretto calzaturiero nella stessa area, ancora lontano dai massimi storici.

Insomma, la Lombardia sta dimostrando, dati alla mano, una reattività ancora una volta sorprendente, che andrebbe convintamente riconosciuta ed incoraggiata perché possa essere di traino all’intero paese.

Le lamentazioni, il pauperismo e la retorica della miseria e del non arrivare a fine mese tanto care alle opposizioni prima dell’apertura delle urne elettorali sono, alla luce di questi numeri, in tutta evidenza pretestuose: i poveri ci sono, c’erano e ci saranno sempre, ma la vera notizia dovrebbe essere che la Lombardia si è rialzata, ed è ciò che conta. posta@claudioborghi.com

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