Edilizia e transizione energetica: quali sviluppi dopo la stretta sul Superbonus? Ne parliamo con il presidente di Argenta Soa Giovanni Pelazzi, a campo di un'impresa da tempo attiva nel monitorare il mercato immobiliare e il suo legame con la transizione green.
Il Superbonus 110% è stato archiviato dal governo Meloni. Quali i bilanci della misura per il settore edilizio?
"Direi che non è stato archiviato formalmente (la misura è ancora in vigore seppur con aliquota ridotta) ma con il blocco della cessione dei crediti per le nuove operazioni di fatto il meccanismo si è fortemente ridotto. È una misura che ha contribuito in maniera importante all’incremento del Pil e fondamentale per l’aumento del valore della produzione nel comparto delle costruzioni (+29% della produzione delle costruzioni sui livelli precovid; 2021 e primi 2 semestri 2022 aumento crescita cumulata del 24%). Chiaramente tante sono state le criticità anche alla luce delle continue modifiche legislative degli ultimi anni".
Come si evolverà ora la prospettiva del settore delle costruzioni, che monitorate sempre con attenzione con il vostro Centro Studi, in materia di transizione?
"Il Superbonus e tutte le lavorazioni eseguite negli ultimi tre anni hanno consentito al mercato delle imprese e a tutti i professionisti di acquisire una sempre maggior competenza su queste lavorazioni. La filiera delle costruzioni è pronta per affrontare ed adempiere ai prossimi obblighi della comunità europea sulle case green in vigore dal 2030. Dobbiamo però fare tesoro degli errori commessi sui bonus fiscali e questa volta farci trovare pronti come sistema paese per avere chiara la strada da perseguire".
Come va l'interlocuzione tra le associazioni di categoria e le istituzioni?
"Questo è un momento di grande sconforto per i continui cambi normativi e per le decisioni prese in maniera improvvisa e priva di concertazione. Si sta incrinando, forse in maniera irreversibile, il patto di fiducia tra stato e imprese. Ma non si può prescindere da un confronto serio, forte e costruttivo. Al Tavolo, insediatosi il 22 febbraio, partecipano oltre ai rappresentanti del Mef, la Presidenza del Consiglio, del Mase, del Mimit, del Mit, dell’Agenzia delle entrate, Cdp, Sace e delle associazioni Abi, Ance, Confedilizia, Confindustria, Confapi, Alleanza Cooperative italiane, Confartigianato, Cna, Confimi, Rete professioni tecniche, Casartigiani, Confcommercio, Confassociazioni e UPPI. Il problema è stato non averli coinvolti dall’inizio".
Sul fronte dei crediti, miliardi di euro restano ancora in circolo. Il meccanismo di gestione di crediti d'imposta e sconti in fattura è stato sinora virtuoso?
"Il meccanismo della cessione dei crediti è stato il motivo/causa che ha accelerato lo sviluppo della misura. Ricordo che la misura, come era stata prevista, sarebbe dovuta restare in vigore per due anni ma è stata più volte prorogata. Sicuramente soprattutto sul 90% le criticità sono state tante e maggiore chiarezza sulle procedure, anche da parte dell’Agenzia delle Entrate, oltre a controlli più serrati, avrebbero sicuramente evitato di arrivare ad un impatto sulle finanze di questa portata. Credo anche che soluzioni per verificare costantemente la reale e costante attuazione dei lavori come quella proposta da Deloitte di una video asseverazione possano rappresentare un pezzo della strategia per evitare truffe e abusi e far ripartire il meccanismo almeno per i lavori già iniziati".
Esistono già proposte per ottimizzare i processi?
"Gli sforzi messi in campo da Confindustria che, come ha dichiarato il Presidente Carlo Bonomi, immagina un piattaforma nella quale possano comprare i crediti anche le aziende e da alcune associazioni del territorio come Ance e Confindustria a Teramo vanno nella giusta direzione. Ma ora, come è stato ribadito anche lunedì 13 marzo nell’assemblea di Confindustria Brindisi da Bonomi e dal presidente dell’associazione locale degli imprenditori Gabriele Menotti Lippolis, è fondamentale che il Governo e l’Agenzia delle Entrate chiariscano quali siano le procedure più corrette. La stessa Anac, attraverso la lettera del 28 febbraio del presidente Busia, chiede ai Ministri Giorgetti e Salvini e al direttore dell'Agenzia delle Entrate Ruffini di prevedere prescrizioni analoghe a quelle imposte per gli esecutori di lavori pubblici, consentendo la corretta applicazione della normativa di settore degli appalti pubblici per la qualificazione delle imprese per l'accesso ai benefici di cui agli art 129 e 121 del decreto 19 maggio 2020 n.34".
In prospettiva, quali sono i principali campi d'azione su cui il settore delle costruzioni deve concentrarsi negli anni a venire?
"Di sicuro sull'utilizzo delle nuove tecnologie, sulla formazione continua e concreta, sullo sviluppo ed il consolidamento di competenze sui temi chiave come quelli dell'efficientamento energetico degli edifici pubblici e privati. Le aziende devono anche strutturarsi per operare nel mercato del pubblico il PNRR porta con sé notevoli opportunità. Aggiungo che anche il settore delle costruzioni sta cercando di valorizzare l’aspetto più strettamente legato alla sostenibilità economica, sociale, ambientale".
Come si stanno comportando le associazioni di categoria?
"Vedo grande attenzione in Ance con la presidente Federica Brancaccio sia a livello nazionale che in realtà come Assimpredil a Milano dove la presidente Regina De Albertis sta facendo un grandissimo lavoro. L’obiettivo per le aziende è di poter essere facilmente riconosciute come ESG compliant, ovvero rispettose dei fattori ambientali, sociali e di governance (ESG), al fine di divenire, nel contempo, soggetti privilegiati per gli investitori che, oggi più di prima, tengono in considerazione questi aspetti nella selezione delle imprese sulle quali investire".
Edilizia e Pnrr: quali le misure più importanti, infine, nei progetti da qui al 2026 che possono impattare sul settore?
"Secondo le stime ANCE l'impulso al comparto edile che darà il PNRR ammonta a circa 107 miliardi, inclusi il fondo complementare e i fondi già in essere. Nella ripartizione dei lavori, gli investimenti previsti dalla misura 2.
2 sono i più corposi (valgono 6 miliardi di euro) e si riferiscono ad attività necessarie per la “resilienza, la valorizzazione del territorio e per l’efficienza energetica dei Comuni”; seguono 4,6 miliardi di euro destinati a interventi per “asili nido e scuole dell’infanzia”; 4,5 miliardi per progetti di “riqualificazione urbana” e 3,9 miliardi ancora per riqualificazioni di edilizia scolastica. Il comparto edile ha un ruolo decisivo non solo per il peso che riveste nell’economia italiana ma anche per accompagnare il Paese verso la cosiddetta transizione verde”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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