EssiLux, la miopia di Iss sulla rivoluzione Milleri

Il proxy critica lo stipendio del ceo, ma ignora i risultati raggiunti dalla società e ciò che accade negli altri gruppi

EssiLux, la miopia di Iss sulla rivoluzione Milleri
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Francesco Milleri, presidente e ceo di EssiLux, guadagna troppo: è l’opinione di Iss (Institutional Shareholder Services), un consulente particolarmente aggressivo che talvolta su mandato di qualche azionista minore ne rappresenta le istanze nelle assemblee dei grandi gruppi. Osserva Iss che «il cda di EssiLux ha ignorato il dissenso degli azionisti nel corso dell’ultima assemblea proponendo ancora una volta un deciso incremento della politica di remunerazione del ceo Francesco Milleri per il 2024». Sicchè oggi il proxy anglosassone consiglia ai soci del gruppo «di bocciare la prevista remunerazione di Milleri in occasione dell’assemblea del 30 aprile».

Premesso che lo scorso anno i compensi del manager erano stati approvati dal 90% dei soci, è giusto cercare di capire che cosa vuol dire «troppo». Nel 2023 Milleri ha guadagnato un fisso di a 1,5 milioni di euro e un variabile di 2,437 milioni per un totale di 3,937 milioni tassati al 56%. A ciò si aggiunga una stock option di 35mila azioni EssiLux a condizione che per tre anni consecutivi la società denunci una crescita dei ricavi non inferiore al 7 percento. È troppo per un manager che in soli due anni ha determinato un aumento del valore di Borsa della società da 65 miliardi a poco meno di 100 miliardi? Per il 90% dei soci evidentemente no.

La questione se sia giusto che un top manager venga pagato molto di più dei suoi dipendenti è certamente complessa e può essere affrontata da diversi punti di vista. Di là di sterili moralismi, la risposta breve alla domanda è che ciò dipende da vari fattori, come le dimensioni e il tipo di organizzazione aziendale, la natura del lavoro svolto e soprattutto i risultati economici raggiunti dal manager in relazione al tempo, alla crescita dell’occupazione e al mercato.

E il mercato degli stipendi dei top manager in Italia ci racconta che nel 2023 il ceo delle Generali, Philippe Donnet, ha guadagnato 10,6 milioni, il ceo di Unicredit, Andrea Orcel, 9,75 milioni, il ceo di Mediobanca, Alberto Nagel, 5,8 milioni, il ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, 5,7 milioni, il ceo di Banco Bpm, Giuseppe Castagna, 3 milioni. E l’elenco potrebbe continuare a lungo.
Per non dire dei competitor a livello mondiale, visto che EssiLux si muove in quel novero, dove ballano moltiplicatori che ormai sconfinano nell’irrazionale. Dunque, la conclusione è che lo stipendio giusto del ceo Milleri è quello che gli azionisti di EssiLux voteranno il 30 aprile.

In barba alle argomentazioni speciose di Iss che, bontà sua, così conclude il report: «La nostra raccomandazione non deve essere valutata come un giudizio o un’espressione di malcontento nei confronti dell’attuale management o della performance della società».

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