L’esame dell’integrazione di Ita in Lufthansa non avrà una corsia preferenziale presso la Commissione Ue. Il prossimo passo «ci sarà quando ci sarà», ha detto il commissario alla Concorrenza, Margrethe Vestager, spiegando che «stiamo discutendo con le società per vedere come può essere fronteggiata la situazione di concorrenza: in ogni caso sta alle società proporre soluzioni sulla base della razionalità del business». Ma la questione preoccupante è che i rimedi proposti da Ita lo scorso gennaio non sono considerati completamente inadeguati.
«Se c’è un monopolio sulle rotte a causa delle sovrapposizioni», la cessione di slot «non funziona perché nessuno occupa quegli slot e vola su quelle rotte e quindi la gente finisce per pagare prezzi molto più alti per i biglietti», ha evidenziato Vestager in riferimento proprio alla disponibilità a cedere slot a Linate e alcune rotte transatlantiche. Insomma, la richiesta è creare materialmente un concorrente sul campo perché anche una rinuncia ai diritti di decollo non crea di per sé un mercato.
Va da sé che questo stia creando non pochi problemi a Ita che, entro fine mese, pubblicherà i risultati definitivi del 2023. La riduzione della perdita e l’avvicinarsi del breakeven operativo inducono all’ottimismo ma - come spiegato di recente dalla compagnia guidata da Antonino Turicchi - anche se Ita «può andare avanti anche da sola, per crescere e sviluppare le sinergie serve un partner alle spalle». Insomma, se Bruxelles mettesse i bastoni fra le ruote e Lufthansa dovesse recedere, occorrerà ricominciare tutto daccapo. Il vettore tedesco ha già lasciato velatamente intendere che non intende sottostare a condizioni capestro (cioè non intende dimagrire essa stessa per digerire il boccone Ita). Anche perché sul fronte interno il business è soggetto a costose interruzioni per via degli scioperi indetti per accelerare una revisione al rialzo dei contratti.
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