L'attacco tedesco a Ferrero e al Made in Italy: cosa c'è dietro

Attacco al panettone e alla Ferrero nel sistema tedesco. Che succede? Vediamo perché i servizi usciti sotto Natale non centrano il punto della loro critica

L'attacco tedesco a Ferrero e al Made in Italy: cosa c'è dietro

Prima Ferrero, poi il panettone: i media tedeschi, come riporta Italia Oggi, si sono sbizzarriti sotto le feste nel colpire il Made in Italy dolciario. "Nell'ultimo numero dell'anno", apparso venerdì 23 dicembre, "Der Spiegel ha pubblicato una lunga inchiesta sulla Ferrero colpevole di sfruttare il lavoro minorile". Il giorno dopo, sulla Süddeutsche Zeitung è apparso un articolo "che ha attaccato il panettone. Non sono un complottista, non sospetto un'azione concertata contro la nostra industria dolciaria", nota il cronista Roberto Giardina, che però sottolinea la natura circostanziale degli attacchi.

La testata del Sud della Germania attacca il panettone per la sua presunta consistenza poco aderente ai gusti tedeschi e irride la tradizione italiana dello scambio del dolce milanese, come a dire che solo l'obbligo delle feste impone di consumare un cibo di qualità tanto mediocre. Da Cova a Milano a Igino Massari a Brescia, passando per decine di altri artigiani, molti produttori di panettoni risponderebbero sul campo a questa insinuazione. Ancora più dolorosa perché non proviene da un tabloid scandalistico come la Bild, attenta a stuzzicare lo stomaco dei tedeschi con opinioni e attacchi circostanziati e fondati su stereotipi a cui spesso in Italia si è data eccessiva attenzione, ma bensì da una testata autorevole come la Sdz.

Possiamo rubricare questo articolo a frutto della noia delle vacanze e della necessità di accattivarsi il pubblico con argomenti leggeri e di costume. Ben più dura, invece, l'accusa del settimanale di Amburgo al nostro colosso dolciario. Der Spiegel attacca i produttori della Nutella accusandoli di tenere all'interno della loro filiera lavoratori a basso costo da Sumatra alla Costa d'Avorio, passando per la Turchia. In particolare, nota Italia Oggi, sotto accusa sarebbe la questione della produzione delle nocciole: "La Turchia ne ha prodotte 700mila tonnellate, un terzo acquistate dalla Ferrero, che è la più grande azienda al mondo per la lavorazione delle nocciole, necessarie per 400 milioni di vasetti di Nutella venduti l'anno scorso". Per Giardina il timing di pubblicazione di un'inchiesta realizzata in estate è sospetto, ma sarebbe legato a voler far impattare maggiormente sul pubblico il lavoro nei giorni in cui i tedeschi consumano più Nutella del resto dell'anno Tuttavia lo stesso Der Spiegel nota che "È difficile seguire i vari passaggi dai coltivatori all'industria" e pur parlando degli ottimi risultati economici di Ferrero dimentica completamente l'attenzione che l'azienda di Alba dà ai diritti umani e all'audit sulle condizioni di lavoro all'interno della filiera.

Da quando nel 2020 sono emersi problemi nella gestione della filiera di Ferrero da parte di terze parti non legate all'azienda, il gruppo piemontese si è attivato. A novembre Ferrero si è aperta ai controlli dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (Ilo). Nel marzo 2021 Ferrero ha siglato con Save the Childern un partenariato per vigilare sulla produzione di cacao in Costa d'Avorio che con un investimento di 8 milioni di euro rafforzerà la vigilanza su 65 siti produttivi nei prossimi anni. E anche un periodico di settore come Per i Diritti Umani ha segnalato che Ferrero ha da tempo preso l'impegno di remunerare al meglio la filiera "pagando meglio" il prodotto finito e puntando ad acquistarlo "solo da contadini consociati in cooperative che si impegnano a non sfruttare i minori". I progressi si valuteranno col tempo, ma tutto si può dire fuorché l'azienda italiana abbia ignorato il tema negli ultimi tempi. Coinvolgendo sul fronte dell'attenzione ai diritti ogni suo stabilimento, compreso quello di Stadtallendorf, sito proprio in Germania. Da cui provengono molti dei dolci tanto bistrattati dai periodici e dai quotidiani tedeschi e che, in tempi non sospetti, contribuì alla rinascita industriale post-bellica del Paese. Insomma, se sul panettone l'attacco all'industria alimentare Made in Italy è di costume e superficiale, quello a Ferrero semplicemente non c'entra il punto.

E sembra voler reiterare un cliche sulla spudoratezza delle multinazionali che, relativamente ai produttori della Nutella, è superato da tempo. Ai certosini tedeschi sarebbe consigliata maggiore attenzione prima di caricare a testa bassa il Made in Italy.

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