Il cda di Tim ha acceso la luce verde alla cessione della rete al fondo statunitense Kkr. Stiamo parlando della rete fissa, infrastruttura strategica, che comprende la porzione di cavi che dagli armadietti posti sulle strade sale nelle case degli italiani. Il via libera del cda è arrivato con 11 voti favorevoli su quattordici. Non sarà necessario il passaggio del voto degli azionisti tramite un’assemblea straordinaria né consultiva. "A tutti i nostri azionisti dico che stiamo restituendo a Tim la possibilità di guardare ad un futuro sostenibile e di essere pronta a cogliere le opportunità che avrà davanti. Il nostro obiettivo - ha affermato l'ad di Tim, Pietro Labriola - è proseguire su questa strada tracciata dal piano approvato con l'appoggio dei nostri principali azionisti, restando sempre aperti al dialogo e alle proposte che ci vengono sottoposte, in particolare, dai soci più importanti". "Siamo convinti che la forza del nostro Gruppo, insieme a ciò in cui crediamo, porterà a far crescere l'Azienda e a generare valore per tutti. Ora torniamo a lavorare a testa bassa per mettere a terra questa grande e storica decisione del Cda di oggi", ha concluso.
Vivendi: "Illegittimo"
Vivendi ha fatto sapere con una nota che la decisione del cda di accettare l'offerta di Kkr per la rete violi lo statuto sociale e il regolamento per le operazioni con le parti correllate, per cui la delibera odierna del board è ritenuta "illegittima" e che "comporta la responsabilità degli amministratori di Tim che hanno votato a favore dell'operazione. Conseguentemente, rimasti inascoltati tutti gli appelli alla ragionevolezza, Vivendi - si legge in una nota della società francese - utilizzerà ogni strumento legale a sua disposizione per contestare questa decisione e tutelare i suoi diritti e quelli di tutti gli azionisti".
L'operazione
È un'operazione da 22 miliardi di euro, tenendo conto anche di alcuni pagamenti futuri (per un valore di due miliardi) nel caso in cui si dovesse materializzare la fusione della rete di Tim con quella ottica di Open Fiber. Il perfezionamento dell’operazione è atteso entro l’estate del 2024, dopo aver completato tutte le attività prodromiche e soddisfatte le condizioni sospensive (completamento del conferimento della rete primaria, autorizzazione Antitrust, autorizzazione in materia di sovvenzioni estere distorsive e Golden Power). Il cda di Tim ha dato mandato all’amministratore delegato, Pietro Labriola, di ricevere un’offerta migliorativa per Sparkle, ritenendo non soddisfacente quella ricevuta. Il termine è stato fissato per il 5 dicembre. Si tratta di una grossa operazione dal punto di vista finanziario, che permette a Tim di abbattere di 14 miliardi il proprio debito e poter tornare a investire, beneficiando anche della riduzione di alcuni vincoli regolatori.
Il grande obiettivo all'orizzonte è una società unica per gestire la rete, che potrà arrivare solo dopo un riassetto azionario che vedrà coinvolti oltre a Kkr, anche il ministero del Tesoro italiano e il fondo italiano F2i. "La rete telefonica è un asset fondamentale per lo sviluppo dell'economia del nostro Paese", aveva dichiarato poco prima dell'uscita della notizia del via libera il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara. "La scelta del governo di entrare nel capitale della nuova compagnia che gestirà la rete primaria, la rete secondaria (FiberCop) e i cavi sottomarini (Sparkle) va nella direzione di tutelare gli interessi nazionali. L'evoluzione tecnologica corre e le infrastrutture telematiche devono reggere il passo per consentire alle aziende italiane - grandi, medie e piccole - di poter competere alla pari con la spietata concorrenza straniera".
Il fondo Kkr
Fondato nel 1976 a New York da Jerome Kohlberg Jr. e dai cugini Hwenry e George R. Roberts, Kkr ha investito in oltre 160 società che spaziano dai settori delle infrastrutture (uno dei più gettonati dal fondo) all’energia, dal real estate al credito.
Nel suo portafoglio figurano investimenti in società del calibro di Alliance Boots, Del Monte, Kodak, Prosiebensat1 e Axel Springer, il gruppo media tedesco di cui poi è diventato il maggiore azionista staccando un assegno di 3,2 miliardi di dollari per una quota del 43,54% del capitale. Più di 400 miliardi di dollari amministrati, quasi 1.700 tra impiegati e consulenti e oltre 550 analisti, una rete dislocata in 20 città di 16 diverse nazioni di 4 continenti.
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