RomaComera prevedibile, la barzelletta su Rosy Bindi raccontata un anno fa da Berlusconi a un gruppo di militari impegnati nella ricostruzione dopo il terremoto in Abruzzo ha provocato una serie di reazioni critiche, soprattutto in ambienti cattolici. Ma fra tante «pie bacchettate», è arrivata anche una sorta di assoluzione da parte del presidente del Pontificio Consiglio per la rievangelizzazione dellOccidente, monsignor Rino Fisichella. Tutti quelli che puntano al mea culpa del premier condannano soprattutto il gioco di parole finale che si trasforma in una bestemmia. Cè da dire che il video reso noto laltro ieri è stato «rubato» - come si dice in gergo giornalistico - con un telefonino, probabilmente da uno dei militari, nonostante il premier avesse detto ai suoi interlocutori di non rendere pubblica la storiella: «Non mi tradite...». Certo, il tono era scherzoso e serviva a sdrammatizzare quel momento particolare. Proprio di quella circostanza tiene conto lintervento di monsignor Fisichella, secondo il quale lepisodio, per quanto spiacevole, va contestualizzato. E comunque bisogna evitare - dice il presidente del neonato Collegio Pontificio - le strumentalizzazioni politiche. «Mi pare - commenta il ministro Gianfranco Rotondi - che monsignor Fisichella abbia più titoli teologici per giudicare la barzelletta di Silvio rispetto a Casini e il Pd. Mi ritrovo nel suo richiamo a giudicare la battuta nel suo contesto».
Sul fronte opposto, linvolontaria protagonista della barzelletta Rosy Bindi si dice «profondamente amareggiata» e «turbata» per la sostanziale assoluzione giunta da parte di monsignor Fisichella, «per quanto voce isolata rispetto a quelle di altri pastori». Le critiche più dure vengono espresse dal quotidiano dei vescovi Avvenire, che pubblica addirittura un editoriale siglato dal direttore Marco Tarquinio dal titolo «Un più alto dovere di sobrietà e rispetto». LOsservatore romano in un articolo di cronaca politica definisce «deplorevoli alcune battute del capo del governo».
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