Baldini infilza il sogno olimpico per un diuretico

Un altro caso tra gli azzurri: il fiorettista trovato positivo in luglio agli Europei. Fatto senza precedenti nella scherma italiana

Si è fatto incastrare da un pezzo d’antiquariato della storia del doping: un diuretico. Si chiama Furosemide. Qualche medico potrebbe sorridere, gli esperti non crederebbero alle orecchie. Andrea Baldini, campione del fioretto, livornese lingua sciolta e scherma facile, ha fatto sbiancare anche i genitori. «È una carognata, una cattiveria», ha lamentato il cuor di mamma. Drogato lui? «Ma chi ci crede? L’ho visto crescere faticando e sudando», ha raccontato Salvatore Sanzo che, con Baldini, era uno dei due fiorettisti che si sarebbero giocati l’oro per l’Italia all’Olimpiade di Pechino. Quando capita, quando capita un caso di doping, le scuse sono sempre monocordi, copioni già visti e già sentiti. Questo di Baldini non si discosta dagli altri. Ma è la storia del diuretico che fa sorridere. Al massimo, uno schermidore avrebbe bisogno di uno stimolante. E, nella scherma, la parola doping è quasi sconosciuta: non c’è casistica.
Andrea Baldini comincia a far testo. Ieri in un hotel di Milano ha riunito i giornalisti e ripetuto la sua versione. «Sono pulito, non ho preso niente. Posso camminare a testa alta». Si è presentato con la scritta Italia sulla maglietta, idea che forse non sarà apprezzata dal Coni che l’ha subito depennato dalla lista dei partenti per Pechino, nonostante la richiesta di controanalisi. Al suo posto ci sarà Andrea Cassarà, il primo nel ranking degli esclusi. Forse un atto di giustizia del caso: Cassarà è campione d’Europa, eppure era rimasto fuori perché quest’anno non ci sarà il fioretto a squadre maschile e nella prova individuale sono ammessi solo due atleti.
Caso o non caso, questo è il dilemma. Baldini si è giocato la storia e forse la faccia proprio agli europei di Kiev, un controllo avvenuto tra il 5 e il 10 luglio. E proprio il 9 luglio gli uomini del fioretto hanno vinto l’oro a squadre. Il medico ha sostenuto di avergli dato solo un antibiotico, lui sostiene di non avere preso null’altro. Caccia alle streghe e agli stregoni? Ieri Baldini ci ha provato. «La cosa mi lascia dubbioso». Il laboratorio di Praga, dove è stata eseguita l’analisi, ha emesso un verdetto difficile da controvertire. Nonostante i ventidue anni, la lunga militanza nella scherma, l’altrettanto lunga sequela di controlli antidoping subiti in carriera, Baldini potrebbe esser diventato ingenuo, forse fesso, magari distratto, un po’ sventato, ma fino a prova contraria rischia di essere solo l’ennesimo bugiardo delle storie di doping.
Peccato, atleta dotato di qualità e talento, gioca con la play station con la stessa frequenza con cui frequenta le pedane della scherma. Storia cominciata da piccolo, quando il calcio faceva appeal superiore, giocava in difesa ma a sei anni la scelta: scherma, fioretto, meglio un D’Artagnan che un Maradona. Questione di genio e di geni: un maestro con l’arte della pittura nelle mani, un ragazzo dei nostri tempi che si è inventato danzatore delle pedane. Livornese e, come i livornesi, con il sangue che ribolle. Studente in Scienze politiche a Pisa. Ed anche campione: quest’anno sette podi in nove gare, vince la coppa del mondo come l’anno passato. Aspetta il grande oro: lo ha fallito ai mondiali di San Pietroburgo l’anno passato (argento) e così (stesse medaglie) nel 2005 e 2006. È stato campione d’Europa l’anno scorso, ha vinto a squadre.

L’Olimpiade è il sogno di ogni ragazzo di sport. Baldini era in pole per l’oro, salvo non trovarsi sempre davanti un dannato tedesco, Peter Joppich, che per due volte gli ha negato l’oro mondiale. Pechino era un’altra storia. Poteva essere. Non sarà più.

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