«Baldo» e quel legame tra cane e padrone

La vita con gli uomini vista da trenta centimetri da terra: Fido ci descrive così e tratteggia punti di contatto e differenze che dividono umani e quadrupedi. Con la felicità di chi è felice di vivere sotto padrone

Ebbene sì, è questione di altezza. Oltre che di punti di vista. E spesso i punti di vista sono commisurati all'altezza. Perché senza la prima, mancherebbero anche i secondi. E tra l'uomo e il cane le stature cambiano. Sensibilmente. Di conseguenza, anche il modo di guardare e vedere il mondo. Perché non è detto che il miglior punto di osservazione sia, sempre e solo, quello piazzato più in alto. Anche lo sguardo a trenta centimetri da terra può avere il suo fascino. E se Baldo, cane felice sotto padrone, dice che in queste pagine scoprirete la vita come non l'avete mai vista, ebbene sì, qualche ragione ce l'ha. «Baldo» è il titolo di un libro che si legge come un romanzo (Einaudi, pp. 136, 13 euro) in cui l'autore, Franco Marcoaldi, mimetizzatosi nei panni di Fido, racconta se stesso, cioè l'uomo con il sentire e il vedere del cagnolino.
Non è un'operazione originalissima, è vero. La letteratura sui cani è ricchissima e, in particolare, quella che spia l'uomo vanta precedenti illustri. Colette su tutti, che in un libro dal titolo «Cane e gatto», recentemente ripubblicato da Donzelli, ha ricostruito la vita quotidiana attraverso il surreale dialogo tra Fido e Fuffi. Anche Baldo ha a che fare con un gatto, Campanello, con il quale vive d'amore e d'accordo, ma molto più amore e molto più accordo lo intrattiene con i padroni, che definisce semplicemente Uomo (altro contatto con Colette) e Donna.
La chiave del racconto di Baldo è ironica o, se vogliamo, semiseria. Non ci sono drammi, insomma. Stralci di esperienze che lasciano distaccati coloro che di cani non ne hanno mai avuti e provocano la repulsione di chi un cane se lo ritrova in casa e ci vive al fianco tutti i giorni. «I cani ci guardano» recita il sottotitolo di questo romanzo-non romanzo e tocca un tasto importante: la dipendenza. Perché Baldo non si nasconde e ammette, senza esitare, che sì, loro, i cani, si ritengono subordinati. Al loro padrone. Ma anche gli uomini dipendono da qualcuno. E mentre Fido ha un referente, l'uomo ne ha mille. «Voi uomini, nel corso della vita vi ritrovate accalappiati da innumerevoli persone e per le ragioni più diverse». Come dar torto...
Non è un randagio Baldo e nemmeno vuole stabilire chi è nelle condizioni migliori tra l'uomo e il cane. Ne esce un quadro generale in cui si dice che a quattro zampe si risenta dell'umore dei bipedi.

Se non fosse che anche l'umano risenta dell'istinto animale. «Caro, sai che ti sei un po' inselvatichito?». Metti poche parole da tua moglie. Un'accusa grave. Pungente. Ma siamo sicuri che sia poi davvero così grave...

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