Balotelli viene scaricato dopo mossa da kung fu

Dopo un'entrata violenta su un difensore della Dinamo Kiev il Manchester City, che ha dovuto giocare in 10 per un'ora, è stato eliminato dall'Europa League. Gli inglesi "Mario è un idiota". E anche Mancini lo scarica

Balotelli viene scaricato  
dopo mossa da kung fu

Londra - Al suo arrivo lo avevano accolto come il bad boy del calcio italiano. Sette mesi più tardi il pregiudizio è degenerato nell'insulto. «Un idiota di nome Mario Balotelli». Non la salacità di un solo tabloid (il Sun). Ma il tono, unanime, dei giudizi seguiti all'ultima stupidata di Balo. Quel tackle - «sconsiderato», «brutale», «sfrontato» - che gli è costato l'espulsione nel ritorno contro la Dinamo Kiev. Manchester City in dieci dopo 36', e addio rimonta (dopo lo 0-2 dell'andata). Mai come ora Balotelli appare isolato. Abbandonato anche da Roberto Mancini che fin qui lo aveva sempre difeso, protetto, coccolato. A fine gara lo sfogo del Mancio, rabbioso come chi si sente tradito. «Rimontare era già difficile, ma quando sei costretto a giocare in 10 per un rosso così stupido diventa ancora più dura. Io arrabbiato? Secondo voi? Se Mario pensasse, sarebbe un giocatore fantastico. Ma questo è il suo problema. E quando fa certe stupidaggini diventa tutto più difficile, per se stesso, per me e per la squadra». Una lavata di capo via mezzo stampa che non ha evitato la crocifissione mediatica. «Dieci uomini coraggiosi e un codardo imboscato», Sun. «Euro Stupid», Mirror. «Un brutto clown», Daily Mail. «L'epitome del Manchester City di oggi: costoso e pieno di talento ma con un difetto di progettazione quindi tutto da rifare», Times. Una stupidaggine in eurovisione, stigmatizzata anche dai compagni, sempre più insofferenti verso certi comportamenti da primadonna. Tra i pochi a difenderlo, Nigel de Jong: «Mario è giovane e pieno di talento. Ma deve imparare dai suoi errori».
Che nella sua prima stagione inglese - tra gol e espulsioni, litigi e infortuni - non sono stati pochi. Accolto tra lo scetticismo generale, nella prima conferenza inglese, infatti, si difende. «Non sono cattivo». Al suo fianco Mancini a garantire per lui: «Ha 20 anni, ha sbagliato, ma sta maturando». Poi il debutto coi Citizens (quasi) perfetto: a Timisoara entra, segna e si infortuna. Si ferma due mesi per un problema al legamento del ginocchio. Per il debutto in Premier League bisognerà attendere fine ottobre. Per la prima espulsione passa giusto una settimana. Sul campo del West Bromwich: prima segna due gol, poi si fa cacciare. Fuori per tre giornate. Rientra, gioca e fa gol. E si prende a cazzotti col compagno Jerome Boateng in allenamento. Mancini minimizza. Alterna il bastone alla carota. Il 28 dicembre la sua prima tripletta coincide con un nuovo infortunio. Ancora il ginocchio destro. Torna in Italia. Visita (senza permesso) un carcere femminile. Spara fuochi d'artificio dal balcone di casa. Il City non commenta. Rientra a metà febbraio, contro il Fulham segna un gran gol. Ma Mancini lo rimprovera: «Non gioca per la squadra». Si ripete in Fa Cup (Aston Villa).

Ma questa volta Mancio si affida al sarcasmo: «Non credo che mi ascolti quando gli parlo». Nel frattempo Mario arriva a 10 gol (20 presenze), accompagnati da nove gialli e due rossi.
Troppi anche per il suo mentore Mancini che ora minaccia di tenerlo fuori nella partita di domenica contro il Chelsea.

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