
Il professor Tonino Cantelmi, psichiatra e psicoterapeuta, è presidente dell'Istituto di terapia cognitivo interpersonale, direttore sanitario dell'Istituto Don Guanella e componente del Comitato nazionale per la Bioetica presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Oggi, Giornata mondiale della consapevolezza sull'autismo, presenterà un decalogo per affrontare un tema che è sempre più vivo nell'interesse dei genitori, degli insegnanti e sempre più delle persone in generale: come interagire con i bambini con disturbo dello spettro autistico. È in arrivo anche un libro del quale Cantelmi è coautore con il pedagogista Angelo Trecca, dal titolo «L'autismo e i suoi enigmi» (Edizioni San Paolo, già preordinabile), che svela in modo pratico e concreto precauzioni e consigli ai quali ricorrere.
Primo enigma da svelare: che cosa è esattamente l'autismo?
«Un disturbo del neurosviluppo, non è una malattia ma un modo atipico di funzionamento del cervello. Un caso di persona autistica ad alto funzionamento è Elon Musk. Questo prova che esistono mille situazioni atipiche diverse. Ci sono persone molto gravi e persone con problemi più sfumati che con pochi accorgimenti potrebbero fare una vita più armoniosa».
I numeri sono impressionanti: su 74 bambini tra i 7 e i 9 anni almeno uno soffre di un disturbo dello spettro autistico. Che cosa significa?
«Sul piano epidemiologico abbiamo una consapevolezza incredibile. Si tratta di un numero pazzesco che oggi siamo in grado di intercettare molto presto, anche con diagnosi a 18 mesi».
Questo dato fa pensare che il disturbo riguardi anche molti adulti che non hanno ricevuto la giusta diagnosi.
«Certamente è così, perché in questo modo abbiamo creato una condizione di difficoltà a migliaia di persone. Tutti i dati dimostrano che un intervento precoce evita problematiche psicopatologiche da adulti. Il problema non è l'autismo in sé e per sé, con il quale dobbiamo fare i conti».
Che cosa significa fare i conti con i bambini con autismo?
«Fare i conti significa aiutarli a vivere meglio ma anche creare un accomodamento ragionevole a loro. Molte famiglie con bambini che hanno autismo hanno difficoltà a fare la spesa, perché non sopportano caos e confusione. Nella Regione Lazio c'è già quella che chiamiamo la calma sensoriale, che andrebbe esportata nelle altre regioni. Nei grandi centri commerciali, in orari determinati, si fermano le stampanti e altri apparecchi molto rumorosi. Il fatto che noi siamo più consapevoli fa sì che possiamo aiutare i ragazzi a crescere e a esprimere meglio se stessi».
Qualche consiglio estrapolato dal Decalogo?
«Ogni persona è unica. Dai loro il tempo necessario per rispondere, non bisogna aver paura del silenzio ma saper attendere senza scomporsi. Non dare pacche o buffetti sulle spalle, cioè rispetta lo spazio personale. Sappi accettare qualche comportamento insolito come dondolarsi o agitare in aria le mani. Non giudicare dalle apparenze, cioè dalle espressioni del viso: quella persona non ti sta mancando di rispetto, semplicemente non manifesta sentimenti come ci aspetteremmo. Alcuni di loro hanno bisogno di comunicare in tempo telegrafico».
Che cosa noi possiamo imparare da loro?
«Hanno difficoltà a capire la bugia. Per mentire hai bisogno di operazioni mentali che loro non fanno. Paradossalmente, se il mondo fosse affidato alle persone autistiche non esisterebbe la bugia. Il pensiero divergente può darci molti aiuti. L'appello è anche chiedere alla società di creare un mondo in cui tutti possano muoversi».
Il viaggio è un momento speciale per tutti, ma non sempre i genitori di persone autistiche lo vivono bene.
«Negli aeroporti servono zone più ampie in cui le persone con
autismo possono muoversi e luoghi con costruzioni meno costrittive. Come idea, lanciamo il diffondere spazi logisticamente predisposti per l'attesa e percorsi meno prolungati, perché in molti hanno difficoltà a stare in coda».
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