Quando da ragazzi si giocava a nascondino, chi cercava laltro andava dicendo «ucci, ucci, sento odor di cristianucci». Parafrasando questa esclamazione scherzosa si potrebbe dire, spulciando il decreto Bersani-Visco, «ucci, ucci, sento odor di inquisitorucci». Al nome di Bersani, in verità, vanno fatte risalire alcune norme positive e semplificatrici della vita di ogni giorno anche se spesso definite impropriamente «liberalizzazioni». Molte norme fiscali, invece, gettano unombra inquietante sulla volontà politica che le ispira. Lintroduzione della retroattività del nuovo regime fiscale sulle transazioni immobiliari, come abbiamo già avuto modo di scrivere su queste colonne, era una vera e propria tassa patrimoniale a carico di un settore economico ma più ancora un «vulnus» grave alla certezza del diritto. Con quella norma, infatti, tutti non avrebbero più avuto certezza di niente. Il governo e la maggioranza, vista la levata di scudi, si sono affrettati a fare le necessarie correzioni.
Ma di questo spirito vessatorio e inquisitore son piene le norme dellintero decreto. Ne traiamo dal mazzo una che ha aspetti anche di natura comica garantendo, inoltre, maggiori ricavi a banche e a società finanziarie. Ci riferiamo allobbligo, a partire dal primo luglio 2008, di pagare con assegni, bonifici o carte di credito qualunque prestazione del valore di 100 euro in su fornite da persone fisiche o società che esercitano arti e professioni. Ammalati, piccoli proprietari di casa che vogliono fare qualche lavoro di ristrutturazione, ricorrenti in sede amministrativa o civile e chi più ne ha più ne metta saranno costretti a fare un assegno, un bonifico o a utilizzare la carta di credito per pagare 100 euro a medici, avvocati, idraulici, ingegneri, falegnami, tappezzieri e via di questo passo. È la lotta allevasione che impone questa norma, dicono molti esperti governativi sapendo, probabilmente, di dire una bugia (diversamente che razza di esperti sarebbero!!!). E ci spieghiamo. Senza un contrasto degli interessi in campo, senza cioè rendere deducibili almeno in parte spese di questo genere, chi mai costringerà a pagare una visita medica o una riparazione di un impianto idraulico o un avvocato con assegno, bonifico o carta di credito? Nessuno, perché il rapporto confidenziale e spesso subalterno tra chi riceve una prestazione professionale e chi la dà, in assenza di un reale interesse contrapposto, spingerà la maggioranza dei cittadini a praticare ancora pagamenti in contanti.
Ma cè qualcosa in più che fa scivolare il Paese verso una tragica comicità. Quei milioni di italiani che hanno un reddito di 1.500-2.000 euro al mese e difficilmente potrebbero avere conti correnti o carte di credito, come faranno a utilizzare strumenti di pagamento bancari quando vanno dallavvocato, da un medico o chiameranno un geometra, un idraulico e via di questo passo? Se si sono sottratti in questi anni al facile obbligo di chiedere una ricevuta perché domani dovrebbero prendersi il fastidio di andare in banca per fare un assegno circolare senza peraltro averne alcun beneficio? Via, siamo seri. Altra cosa, naturalmente, sarebbe la spinta che verrebbe da una deducibilità parziale di queste spese. Se noi che non siamo esperti notiamo queste grossolane incongruenze che vanificheranno la lotta allevasione, come mai gli esperti che dovrebbero essere, per lappunto, esperti non le riescono a vedere?
La risposta è semplice e va messa in relazione ad altre norme esistenti nel decreto come il trasferimento allanagrafe tributaria di tutti i pagamenti bancari tra persone fisiche e società. Più che la lotta allevasione, sembra si voglia costruire un controllo da grande fratello della vita di ciascuno, dai cittadini con reddito medio o medio basso fino ai signori del denaro che hanno, peraltro, strumenti più sofisticati per aggirare obblighi ridicoli. È possibile trovare, in alternativa, altri strumenti meno vessatori e più liberali per combattere levasione? Certamente sì, e il primo è quello proprio di mettere in contrasto tra loro gli interessi presenti nella società.
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