Banche, nessuna fuga: i clienti si fidano ancora I banchieri invece no

Mentre i correntisti, sereni, lasciano i loro soldi sul conto, sono gli istituti a sospettarsi a vicenda e a non prestarsi più la liquidità

da Milano

Mentre il signor Mario Rossi continua a fidarsi della propria banca e a lasciarle tranquillamente i risparmi, Corrado Passera, amministratore delegato di Intesa SanPaolo non si fida più di Alessandro Profumo, il suo alter ego in Unicredit, e non gli presta nemmeno un centesimo. Non che tra i due banchieri non scorra buon sangue, tutt’altro. Ma gli istituti di credito, in Europa e negli Stati Uniti, anche se hanno forzieri pieni di contanti non si prestano più soldi fra loro.
«Il più liquido dei mercati, quello interbancario è congelato» - ha dichiarato ieri il consigliere esecutivo della Bce Jose Manuel Gonzalez-Paramo. Anche Jean-Claude Trichet, il governatore della Bce, a margine della riunione del comitato esecutivo ieri è intervenuto sull’argomento avvisando «che le banche sovrastimano i rispettivi rischi. Sulla liquidità ci sono forti distorsioni».
La situazione è ancora più evidente sull’andamento dei tassi di interesse. L’Euribor a tre mesi, il tasso a cui le banche si prestano denaro, ieri è volato al 5,33% segnando un nuovo picco storico dall’introduzione dell’euro (gennaio 1999). Al contrario il tasso di sconto della Bce, (quello applicato ai prestiti elargiti alle banche) ieri è stato confermato al 4,25%. «La differenza tra i due tassi è ai massimi, questo indica che le banche si fidano sempre meno fra loro e preferiscono non prestarsi soldi», spiega Antonio Cesarano, macroeconomista per Monte dei Paschi di Siena Capitalservices.
Non è la liquidità degli istituti di credito che manca. Anzi da circa un anno i forzieri delle banche si stanno riempiendo di contanti. «È l’effetto della fuga dei capitali dai fondi e dalla Borsa - commenta un analista – i piccoli e medi investitori scappano dai mercati per riporre i propri risparmi in lidi più sicuri: titoli di stato o conti correnti». Nei primi nove mesi dell’anno, in Italia la fuga dai fondi ha raggiunto cifre da capogiro: 83 miliardi di euro, e secondo gli esperti l’emorragia è destinata a continuare per chiudere l’anno con un rosso da 120 miliardi di euro.

«La liquidità delle banche è talmente alta che la richiesta di aumentare i depositi presso la Bce ha fatto crollare il tasso di remunerazione al 3,25%», spiega ancora il macroeconomista. Non si placa invece la fiducia dei correntisti. In un solo giorno, ieri Unicredit ha raccolto 670 milioni di euro collocando propri bond presso la clientela.

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