Bani Walid si arrende ma del Rais non c'è traccia

L'ultima roccaforte del regime, stretta d'assedio da giorni, ha raggiunto un accordo con i ribelli. Gheddafi e i suoi familiari avrebbe lasciato la città tre giorni fa. Ma i ribelli avrebbero individuato l'attuale posizione del Colonnello.

Il Rais perde anche la sua ultima roccaforte. «Bani Walid si è arresa». É questo l'annuncio che risuona sulle frequenze dell'emittente dei ribelli «Libya Hurra» ("Libia libera"), mentre le gli insorti entrano nella città. Secondo quanto riferiscono i ribelli, non c'è stato alcun spargimento di sangue ma neppure alcuna traccia del Colonnello Gheddafi, sparito ancora una volta nel nulla. Gheddafi avrebbe lasciato la cittadina tre giorni fa mentre un accordo con i «tuwar» avrebbe permesso agli insorti di prendere il controllo della «roccaforte» del rais in modo pacifico.
Fino all'ultimo la tensione era rimasta alta. Non era chiaro, infatti, se l'ultimatum per la resa fissato dai responsabili locali del Consiglio nazionale di transizione (Cnt) dopo una lunga giornata di negoziati con i capi tribali, ultima chance per l'oasi a sud-est di Tripoli ancora fedele alle truppe lealiste, sarebbe stato accolto. Centinaia di ribelli anti-Gheddafi avevano cinto d'assedio Bani Walid, città fedele all'ex rais situata a 150 km a sud-est di Tripoli, e attendevano disposizioni, mentre la città iniziava a soffrire per la mancanza di acqua ed elettricità. «Se rifiuteranno di arrendersi noi attaccheremo aveva ammonito ieri il comandante Abdelrazek Naduri, numero due del consiglio militare di Tarhuna, a circa 80 km a nord di Bani Walid. «Se i negoziati andranno bene noi entreremo (in città) e isseremo la nostra bandiera senza combattere».

In città si troverebbero tre figli di Gheddafi - Mutassim, Saif al-Islam e Saadi -, ma secondo quanto riporta oggi l'Observer, membri della famiglia dell'ex rais e soldati lealisti l'avrebbero lasciata già ieri pomeriggio. In ogni caso, secondo quanto riporta Al Jazira, i ribelli avrebbero individuato dove si trova Muammar Gheddafi. Una circostanza confermata dal capo militare degli insorti a Tripoli, Abdul Hakim Belhaj.

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