Bankitalia, Draghi fa pace con i sindacati

Il governatore rinuncia all’appello per la vicenda sui mancati pensionamenti voluti da Fazio

da Roma

Mario Draghi non fuma, ma stavolta decide di tirar fuori dalla custodia il calumet per siglare la pace con i sindacati interni di Bankitalia. Lo fa con una mossa di rottura con il passato, rinunciando al ricorso di fronte alla Corte d’Appello di Roma nei confronti dei sindacati. Questi ultimi avevano accusato Antonio Fazio di condotta antisindacale nella vicenda dei mancati pensionamenti di alti dirigenti e del congelamento delle carriere, vincendo la causa in primo grado. Ma il giudizio d’appello, promosso dall’ex governatore, non ci sarà: Draghi proporrà infatti la rinuncia al prossimo Consiglio superiore di Bankitalia, il prossimo 23 febbraio.
La decisione di rinunciare all’appello è stata comunicata da Draghi ai sindacati interni nel corso di una riunione, tenuta lunedì, in cui il governatore ha informato della sua decisione di introdurre in via Nazionale un codice etico di comportamento. Il rasserenamento del clima in via Nazionale, che da qualche anno si era fatto pesante, è per il neo governatore un obiettivo prioritario. Dopo il mantenimento in servizio di alcuni dirigenti in età da pensione - da Bruno Bianchi all’avvocato generale, Vincenzo Catapano - tra Fazio e i sindacati la situazione era diventata incandescente, tanto che l’allora governatore non riceveva più i rappresentanti sindacali. Ora la situazione si è capovolta. Fabi, Falbi, Cida e confederali apprezzano la mossa di Draghi, e la giudicano un passo decisivo verso il ristabilimento di relazioni sindacali corrette. «Termina finalmente l’aggressione, ora deve riprendere il confronto sul contratto di lavoro», commenta il segretario della Falbi Luigi Leone, da sempre in primissima fila nel criticare l’ex governatore Fazio. «Grande soddisfazione» per la rinuncia al giudizio anche da parte dei dirigenti della Cida. «Ringraziamo il governatore - aggiunge il segretario del sindacato dirigenti, Omero Papi - per aver confermato che sono già in corso i lavori per predisporre il codice etico per il personale della banca». «La vecchia linea è stata sconfessata - osserva la Fabi - ed ora il governatore deve nominare al più presto il nuovo segretario generale», visto che Cesare Augusto Giussani è andato in pensione il mese scorso. Si apre dunque, con la decisione di Draghi, un ampio movimento all’interno di palazzo Koch, che culminerà con la nomina del nuovo direttore generale al posto del settantaduenne Vincenzo Desario.


Sembra intanto in dirittura d’arrivo la convocazione del Comitato interministeriale per il credito e il risparmio (Cicr) che dovrà discutere il nuovo assetto di vigilanza bancaria dopo la legge sul risparmio. «Sono in corso le verifiche per la prossima convocazione», conferma il sottosegretario all’Economia Maria Teresa Armosino.

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