Barbone «elude» i controlli e sale su un aereo

Mentre continua l’ispezione Ue sulla sicurezza, un caso incredibile

Stefano Vladovich

È salito sul volo Alitalia AZ 108. Ma subito dopo è stato fermato dal personale di bordo. Perché? Renato Antonio Costa Ferrera, cittadino brasiliano, è un clochard. Uno sbandato che vive in Italia, da clandestino. Eppure è riuscito a superare tutti i controlli aeroportuali, a varcare i cancelli dell’uscita «B2» e arrivare sottobordo. Un fatto paradossale, l’ennesimo, accaduto a Fiumicino lunedì scorso, 15 maggio, alle 8,30. Ovvero poco prima dell’arrivo, direttamente dalla sede parigina della Commissione europea di vigilanza sui trasporti, della task force di ispettori incaricati di valutare l’efficienza dei sistemi di sicurezza del Leonardo da Vinci. Ne abbiamo parlato ieri sulle pagine del Giornale. Un blitz di undici funzionari (tra i quali un francese, un inglese e un greco) che alla mezzanotte di giovedì hanno testato il livello di uomini e mezzi dell’antiterrorismo.
Prima prova, finita male, è stata quella di introdurre su un volo intercontinentale un coltello a serramanico nascosto sotto la cintola di un falso passeggero, un ispettore in incognito. Ebbene, nonostante i raggi X abbiano fatto scattare l’allarme, il personale incaricato del controllo agli imbarchi l’ha fatto passare, addossando il fuori programma alla fibbia metallica della sua cintura. Non è bastato. I «controllori» europei, una specie di «disciplinare» esperta di kamikaze islamici, ha nascosto fra i bagagli di un altro finto turista un pacchetto sospetto. Un involucro dal peso e dimensioni verosimili a quelli di una bomba. Manco a dirlo e il «pacco» in pochi minuti è arrivato nella stiva di un vettore AirOne. A quel punto gli «attori» hanno svelato la vera identità e messo sottosopra il Leonardo da Vinci.
La maxi-operazione, ancora in corso, ha di fatto annullato ferie e permessi per decine di agenti di polizia e vigilanti incaricati dei controlli doganali. I risultati, annunciati solo in via ufficiosa, sarebbero devastanti per lo scalo intercontinentale romano che dal marzo 2007, secondo un protocollo d’intesa siglato tre giorni fa tra Campidoglio e AdR, Enac, Alitalia, Camera di Commercio e Federalberghi, dovrebbe ospitare 4 milioni di passeggeri in più l’anno. Personale insufficiente, contratti a termine nel settore della vigilanza privata, mancanza dei tesserini di riconoscimento per gli 850 agenti della polaria.
Non solo. Alcuni «sceriffi dell’aria» della security sarebbero stati trovati senza i patentini professionali della Prefettura di Roma. Voci non confermate parlerebbero, addirittura, di una pistola irregolare. Quanto basta per far «scivolare» lo scalo aereo di Fiumicino di un livello. Immediate le reazioni degli agenti di polizia.

Secondo Gigi Peschiaroli, delegato Siulp, «la situazione è insostenibile. Occorre avviare una Authority aeroportuale». Giuseppe Di Niro, segretario provinciale Sap, rincara la dose: «L’aeroporto è un colabrodo. Mantenere gli standard di sicurezza è impossibile».

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