Base Usa di Vicenza, attentato contro l’oleodotto della Nato

Base Usa di Vicenza, attentato contro l’oleodotto della Nato

da Vicenza

Dai megafoni alle bombe. Prima molotov, adesso vere, magari costruite in maniera artigianale ma in grado di fare vittime e danni gravi, secondo i primi giudizi espressi dall’antiterrorismo. L’escalation della contestazione alla base americana all’aeroporto Dal Molin di Vicenza è preoccupante e, per il momento, il timore delle forze dell’ordine è compensato solamente dall’approssimativa «professionalità» di questi aspiranti terroristi che, per far vedere che hanno fatto un attentato, sono costretti a mandare un dvd all’emittente «Tva Vicenza».
Al di là delle doti dinamitarde, quel che è certo è che alcuni sedicenti anti-imperialisti hanno tentato di far saltare l’oleodotto che da La Spezia porta il kerosene ai vari aeroporti militari, italiani e americani, del nord Italia, da Ghedi a Villafranca, da Istrana ad Aviano. Piccolo particolare: il Dal Molin non è collegato all’oleodotto in questione, che pure ci passa vicino. Gli attentatori (secondo gli inquirenti personaggi del sottobosco anarchico) lo sapevano bene e, pare nella notte del 4 luglio, mentre gli americani della vicina caserma Ederle festeggiavano l’Independence Day, loro cercavano di far scattare l’innesco di un ordigno preparato in precedenza.
Gli artificieri della Digos, dopo aver individuato il punto esatto grazie al dvd spedito a Tva, hanno effettuato i rilievi e hanno scoperto che, effettivamente, l’attentato era stato perlomeno tentato. In un pozzetto hanno infatti trovato tre pentole a pressione piene di bombolette di gas: il tutto avrebbe dovuto esplodere grazie a un innesco collegato a due taniche piene di benzina. Le taniche sono bruciate ma non sono riuscite a far scattare gli ordigni. Solo una pentola avrebbe subito dei danni, ma senza esplodere. L'avesse fatto, sarebbero stati guai seri. Secondo gli inquirenti, dietro questo tentativo all’apparenza grossolano ci sarebbero invece una o più mani esperte. Gente, insomma, che sa maneggiare gli esplosivi e che solo per caso non avrebbe raggiunto l’obiettivo.
Tutto questo avviene pochi giorni dopo il lancio di una bottiglia molotov nel giardino dell’abitazione di Marco Bonafede (An), presidente della circoscrizione di cui fa parte il Dal Molin. Molotov che gli inquirenti ritengono possa essere collegata alle posizioni espresse dal politico vicentino in merito alla concessione della base agli Usa.
Il senatore Pierantonio Zanettin (Fi) ha presentato un’interrogazione al presidente del Consiglio e ai ministri dell’Interno e Difesa per chiedere quali iniziative saranno prese per prevenire «un’escalation sempre più preoccupante di atti di violenza a Vicenza».

Cinzia Bottene, leader dei «No Dal Molin», a sua volta raggiunta da un proiettile in busta chiusa, è decisa: «Chi ha compiuto un atto del genere non ha nulla a che fare con noi; anzi, nuoce al nostro movimento che si è sempre mosso in modo pacifico e ha sempre agito alla luce del sole».

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