Marotta e gli altri vip irriducibili nelle (solite) case del Trivulzio

A 13 anni dallo scandalo, nessun trasloco per gli inquilini. Tra questi il presidente dell'Inter e volti della città-bene

Marotta e gli altri vip irriducibili nelle (solite) case del Trivulzio
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Adesso si potrebbe chiamarli «gli Irriducibili». Gente importante, in parte anche famosa, che da tempo occupa a prezzi modesti le belle case del Pio Albergo Trivulzio, alias Baggina, l'ospizio pubblico milanese reso celebre da Tangentopoli. Periodicamente, l'elenco dei vip che godono - e non si è mai capito bene come - degli appartamenti del Pat finisce all'attenzione dei giornali, nasce uno scandalo, i milanesi brontolano, qualcuno degli inquilini trasloca a malincuore. Gli altri fanno finta di niente e si tengono stretta la casa aspettando che la buriana si quieti.

Succede di nuovo in questi giorni, quando l'ex prefetto Francesco Paolo Tronca, mandato a riordinare i conti del Trivulzio, consegna indignato alla Regione (azionista della struttura) l'elenco degli inquilini. E si scopre che buona parte dei nomi eccellenti sono gli stessi che tredici anni fa erano finiti in prima pagina. Erano state annunciate inchieste penali e contabili, ma non è cambiato nulla. Il presidente dell'Inter Giuseppe Marotta conserva la stessa casa che gli era stata concessa quando lavorava per la Juve: 120 metri quadri all'angolo tra via San Marco e via Montebello, canone 19mila euro all'anno; l'avvocato Pier Filippo Giuggioli, presidente dell'Unione piccoli proprietari, si è tenuto la casa in piazza del Carmine 1, un chiostro spettacolare dove paga 32.500 euro all'anno. Secondo l'Agenzia delle Entrate, quella casa sul mercato verrebbe affittata al doppio.

Tra chi nel 2011 preferì rinunciare alla casa ci fu la giornalista Cinzia Sasso: il caso era scottante, perchè si tratta della compagna di Giuliano Pisapia, allora candidato sindaco del centrosinistra (cui per questa storia qualcuno chiese anche di ritirarsi, lui tirò dritto e vinse). C'è chi è passato a miglior vita come Carla Fracci, l'étoile della Scala, che alloggiava in una bella casa del Pat in via della Spiga. Ma c'è anche chi è rimasto tranquillamente nell'appartamento. Buona parte dei contratti sono scaduti, il Pat non ha sfrattato nessuno, e tutto va avanti come prima.

Ieri, come nel 2011, la rivelazione di Tronca suscita reazioni indignate della politica, il Pd parla di «situazione inaccettabile, la Lega invoca il risanamento, Fratelli d'Italia propone una ispezione. Ma la stessa scena si era vista già nel 2011. E d'altronde anche quello era un remake, perchè vent'anni prima, quando l'arresto del presidente del Pat Mario Chiesa aveva dato il via all'inchiesta Mani Pulite, si era scoperto che le case della Baggina erano una specie di foresteria del Palazzo di giustizia, graziosamente affittate a magistrati arrivati da fuori: e tra chi dovette sloggiare frettolosamente ci fu anche Ilda Boccassini.

Ogni volta gli inquilini del Pat reagiscono dicendo che le case sono spesso in condizioni pietose, che i lavori sono a carico loro, che comunque il prefetto Tronca ha aumentato gli affitti del 16 per cento in tre anni.

Ma ogni volta che davanti al pasticcio qualcuno propone di mettere le case sul mercato, c'è chi ricorda che lo sterminato patrimonio della Baggina è frutto dei lasciti di generazione di milanesi ricchi, che in punto di morte («per pulirsi la coscienza», diceva Craxi) regalavano una delle loro case al Pat per aiutare i milanesi poveri. Compreso Marotta?

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