
Due casi in poco tempo. Una semplice coincidenza, secondo il partito dei fatalisti; l’indizio di qualcosa di oscuro, a parere del partito dei complottisti. Comunque la so voglia pensare, sta di fatto che la “maledizione trombosi” è diventato l’incubo della Nba: tre lettere splendenti che nel firmamento del grande basket americano equivalgono alla stella cometa nel cielo di Natale. A far piombare la notte nel campionato di pallacanestro più luminoso del mondo, sono le “coincidenze” di due gravi patologie che hanno colpito , a breve distanza l’una dall’altra, due specialisti del “tiro da 3” del calibro di Damian Lillard dei Milwaukee Bucks e Victor Wembanyama, star dei San Antonio Spurs.
Due campioni, amati, ammirati e ora costretti a fermarsi «a tempo indeterminato», finché non si verrà a capo delle due trombosi che li hanno colpiti: al polpaccio destro nel caso di Lillard e alla spalla destra nel caso di Wembanyama. Quest’ultimo è ormai in cura da circa un mese mentre l’annuncio dello stop di Lillard è arrivato oggi, dopo che però la stella dei Bucks era già stato costretto a saltare gli ultimi tre match della sua squadra. Criptiche le diagnosi per entrambe le trombosi: “Non si tratta di un infortunio di natura muscolare, ma di coaguli di sangue”. Problemi analoghi per diverse parti del corpo con i due atleti che stanno assumendo farmaci anticoagulanti, nella speranza di recuperare al più presto dagli infortuni.
Ma i medici temono che la situazione possa essere ben più grave tanto da mettere a repentaglio la carriera sia del maturo Lillard (34 anni) sia del giovane emergente e Wembanyama che di anni ne ha appena 21. La maledizione della trombosi ora fa davvero paura.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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