Non è felice, ma è certamente uno dei più soddisfatti per la presenza di Alberto Contador. Ivan Basso, 33 anni, due podi al Tour (2004 e 2005) e due Giri d'Italia in bacheca, si appresta alla grande sfida: da sabato è Tour de France.
«Quando ho saputo che anche Alberto (Contador, ndr) sarebbe stato della partita ho pensato tra me e me: "meglio così". Meglio perché correre con tanti campioni è sempre più stimolante e poi con un corridore così forte in gruppo anche la corsa diventa automaticamente più facile. Lui è l'uomo da battere e grazie al cielo non sarò il solo a doverlo fare».
Ma è possibile battere uno come lo spagnolo?
«Ha due gambe come tutti noi. Certo, lui è un vero fuoriclasse, su questo non si discute. Basta dire che le ultime sue sei partecipazioni nei Grandi Giri si sono tramutate in sei vittorie. Però gioca a nostro vantaggio il fatto che Contador abbia già corso e vinto il Giro. E' vero, per aggiudcarsi la "corsa rosa" ha dato l'impressione di non essersi spremuto tantissimo, ma una corsa di tre settimane resta pur sempre nelle gambe e nella testa. Quindi, se lui è al top per noi ci sarà poco da fare: si correrà per il secondo posto».
La doppietta Giro-Tour non riesce da Pantani ’98: Alberto ha tutto per potercela fare…
«Ma non sarà così facile. Una giornata storta può capitare anche a lui e noi dovremo essere bravi ad approfittarne. Anzi, diciamola tutta: l’importante è che sia bravo io ad approfittarne».
Ma lei alla maglia gialla ci crede davvero?
«Se non ci credessi andrei al Tour? Io ho cominciato a pensare a questa corsa lo scorso 25 luglio, a Parigi, dopo aver rimediato una brutta e sonora sconfitta. Ero stanco e vuoto di energie, dopo aver vinto alla grande il Giro d'Italia. Quel giorno compresi che ero arrivato al Tour non come avrei sperato e pensato. Quindi mi sono detto: "L'anno prossimo ci torno per vincere, ma dovrò fare tutto il possibile solo in funzione della Grande Boucle. E' quello che ho fatto».
Forse a novembre pensava che Contador, ancora alle prese con le sue questioni legate al doping, non ci sarebbe stato…
«Lo ripeto: è giusto che ci sia ed è meglio che sia in corsa».
Come pensa di poterlo battere?
«Con una grande impresa, come quella che feci lo scorso anno al Giro sullo Zoncolan. Mi piacerebbe poter fare un numero di quella portata sui tornanti dell'Alpe d'Huez: un altro stadio naturale, che è monumento del ciclismo mondiale».
Chi sarà il principale rivale di Contador?
«Se va come sa andare per noi è la fine. Ad ogni modo in seconda fila metto Andy Schleck. Poi in terza, io, Evans, Gesink, Samuel Sanchez e Wiggins».
Lo spagnolo è più forte di Armstrong?
«Ha già vinto sei grandi giri, ha tutto per diventare uno dei corridori più forti di sempre».
Molti sostengono che lei arriva a questo Tour non in grandissime condizioni fisiche…
«Diciamo che la caduta dell'Etna mi ha fatto perdere dieci giorni di allenamento buoni. Una brutta ferita vicino all'occhio, quindici punti di sutura , ma la condizione è molto buona.
Non è più giovanissimo, pensa che questa sia la sua ultima grande occasione?
«No. Penso di poter correre ad altissimi livelli ancora per tre-quattro stagioni».
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