Kabul, come l'11 settembre indiano di Mumbay nel 2008, quando i terroristi assaltarono gli alberghi tenendo in ostaggio e sgozzando centinaia di ospiti? È questo probabilmente il piano del commando talebano che alle 23 di ieri ha scatenato un assalto ben congegnato all'hotel Intercontinental, il vetusto simbolo della capitale afghana fin dai tempi dell'invasione sovietica negli anni ottanta. All'interno sono stati sorpresi circa 200 ospiti sia afghani che occidentali, ma forse non ci sono italiani. Almeno non risultavano dai primi controlli dell'ambasciata a Kabul, anche se ci vorrà tutta la notte per escluderlo con certezza. I talebani sostengono di aver già ammazzato 50 ospiti dell'albergo, soprattutto stranieri e fra loro ci sarebbe un diplomatico canadese.
Da tre a sei kamikaze si sono fatti esplodere per attirare l'attenzione delle forze di sicurezza o aprire un varco ad un commando di uomini armati con fucili mitragliatori e lanciarazzi. L'albergo, simile ad un casermone grigio, con centinaia di stanze su almeno cinque piani domina Kabul da una collina all'ingresso nord della città.
Per accedervi c'è una stradina sbarrata da un posto di guardia ben difeso, dove sarebbe avvenuto il primo attacco suicida. Un altro kamikaze si è fatto esplodere nella piccola rotonda davanti all'ingresso principale dell'albergo, dove il personale in uniforme da cerimonia apre la porta ad ogni ospite. Notizie non confermate segnalano anche un altro terrorista suicida saltato in aria al secondo piano dell'albergo. L'unico dato certo è che forti esplosioni sono state seguite da raffiche di mitre e traccianti rossi che fendevano il buio per un'intensa battaglia. A notte fonda il capo della polizia di Kabul, Mohammed Zahir, sosteneva che i suoi uomini «stanno ripulendo l'edificio, ma l'operazione continua». I talebani asserragliati allinterno e con cecchini sul tetto stanno opponendo «una dura resistenza».
Di solito gli attacchi suicidi vengono compiuti da uno o due attentatori, con cinture zeppe di tritolo o alla guida di macchine minate, quasi sempre al mattino: all'alba si preparano spiritualmente e poi si dirigono sull'obiettivo con una tattica mordi e muori. Nel caso dell'Intercontinental si è trattato di un assalto complesso con i kamikaze che sono serviti a sfondare o a provocare panico e confusione per far entrare in azione il gruppo di fuoco.
Secondo fonti de Il Giornale a Kabul i commando talebani avrebbero lanciato dal tetto dell'hotel almeno due razzi verso la residenza di Mohammed Fahim, alla base della collina dove sorge l'albergo. Fahim, ex ministro della Difesa è uno dei due vicepresidenti afghani.
L'attacco è stato subito rivendicato da Zabihullah Mujahid, il portavoce più in vista dei talebani. Dal livello di pianificazione è probabile che sia stato organizzato dal famigerato clan Haqqani, una rete di mujaheddin alleati dei fondamentalisti in armi, che ha cellule infiltrate a Kabul. Non solo: la stessa rete ha sferrato i più sanguinosi attacchi suicidi della capitale degli ultimi anni, compresi quelli all'hotel Serena, l'altro grande albergo di Kabul.
Per questo tutto fa pensare che si tratti di un'operazione del terrore stile Mumbay. Non a caso si è deciso di colpire poche ore prima di una conferenza sul passaggio delle consegne della sicurezza dalle truppe della Nato agli afghani. La riunione sarebbe entrata oggi nel vivo alla presenza dei dignitari locali e di rappresentanti occidentali. In albergo erano già arrivati diversi governatori afghani e personale straniero. Nel salone dei banchetti si stava tenendo una festa di nozze. Per questo motivo sarebbero almeno 200 le persone rimaste in balia dei terroristi durante la scorsa notte. I talebani sono andati stanza per stanza alla caccia di occidentali o dignitari afghani da «giustiziare», come fecero i loro predecessori a Mumbay.
Le forze di sicurezza afghane hanno circondato la zona, ma non è chiaro quanti siano esattamente gli occupanti che probabilmente avevano già nascosto armi e munizioni dentro l'albergo.
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