È il primo dipinto nel quale Vincent Van Gogh abbandona le pose statiche per dedicarsi a un modello in carne e ossa: un medico psichiatra dallo sguardo malinconico. Anche per questo motivo il «Ritratto del dottor Gachet» è considerato una delle opere più importanti e innovative del pittore olandese. Ma anche uno dei capolavori più misteriosi del mondo. Realizzato come olio su tela nel 1890, dopo la morte dell'artista il dipinto fu ereditato dalla vedova di Theo, fratello di Van Gogh.
Da quel momento è passato di mano in mano fra collezionisti e galleristi europei fino ad approdare a New York all'inizio degli anni Quaranta dopo essere stato confiscato dal regime nazista. Fino al 1990 il quadro è appartenuto al Kramarsky Fund, in prestito permanente al Metropolitan museum of art. Poi la svolta: proprio quell'anno, il 15 maggio, il dipinto è stato aggiudicato dalla casa d'aste Christie's per la cifra record di 82,5 milioni di dollari a un miliardario giapponese, Ryoei Saito. Un uomo decisamente eccentrico che, alla sua morte avvenuta nel 1996, ha chiesto di essere cremato insieme con tutti i suoi tesori. Quadro di Van Gogh compreso. Da quel momento del dipinto si sono perse le tracce anche se un documento emerso nel 2007 registra la sua vendita avvenuta dieci anni prima, attraverso Sotheby's, a un finanziere svizzero costretto poi a cedere il dipinto ad acquirenti misteriosi.
Insomma, il giallo è più fitto e intricato che mai, anche perché dell'opera esiste una seconda versione - donata al museo d'Orsay di Parigi - che secondo alcuni critici sarebbe però opera di un pittore dilettante innamorato di Van Gogh. Da quasi trent'anni nessuno può ammirare quel medico triste, con il gomito appoggiato sul tavolo, due libri e un mazzo di fiori a fargli compagnia.
C'è chi pensa che sia nascosto nel caveau di una banca, chi nella magione di qualche collezionista. Fatto sta che ancora oggi nulla si sa. Mentre un libro della scrittrice spagnola Matilde Asensi - «Sakura» - ha cercato di risolvere l'enigma.
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