Roma - Adelante, con juicio. Il pil nella seconda metà del 2009 è in ripresa, ma la ripresa non è garantita. I rischi rimangono. "Nella seconda parte dell’anno il tasso di crescita trimestrale del pil in termini reali potrebbe riportarsi su livelli positivi, ma l’incertezza resta elevata, data la natura temporanea di alcuni dei fattori favorevoli". È quanto si legge nel bollettino della Bce, secondo la quale "l’area dell’euro dovrebbe beneficiare del contributo del ciclo delle scorte e della ripresa delle esportazioni, nonchè dei significativi interventi di stimolo macroeconomico in atto e delle misure adottate per ripristinare il funzionamento del sistema finanziario", i cui effetti "potrebbero essere più pronunciati di quanto anticipato". Sul fronte dei rischi al ribasso, "persistono timori concernenti interazioni negative più intense o prolungate fra l’economia reale e il settore finanziario, nuovi rincari del petrolio e delle altre materie prime, maggiori spinte protezionistiche e un’eventuale correzione disordinata degli squilibri internazionali".
Stime al rialzo Gli esperti professionali del Survey of Professional Forecasters (Spf), contattati dalla Bce, hanno rivisto decisamente al rialzo le stime sull’andamento del pil di Eurolandia nel 2009, 2010 e 2011. È quanto emerge dall’ultimo bollettino mensile dell’istituto di Francoforte: i previsori del Spf hanno aumentato di 0,6 punti percentuali la stima del pil per il 2009, portandola dal -4,5% dell’ultimo rilevamento al -3,9%. "Le aspettative di crescita per il 2010 e il 2011 sono state altresì riviste al rialzo (rispettivamente di 0,7 e 0,1 punti percentuali) e si collocano attualmente all’1% ed all’1,6% rispettivamente" si legge nel documento. Gli esperti hanno fatto riferimento alla ripresa del commercio mondiale, oltre che agli effetti positivi delle misure di politica economica adottate dai governi. Variano anche le stime sul fronte dell’inflazione e dell’occupazione: nel primo caso l’Spf, rispetto all’indagine precedente, ha ridotto le attese di inflazione di 0,1 punti percentuali allo 0,3% per il 2009, mentre le ha alzate di 0,1 punti percentuali (all’1,2%) per il 2010. Sul fronte occupazionale, le aspettative sono state riviste al ribasso di 0,2 e 0,3 punti percentuali per il 2009 e il 2010, i cui tassi di disoccupazione si collocano ora al 9,5% ed al 10,6%.
Cruciali occupazione e conti pubblici Nell’uscire dalla crisi, i Paesi di Eurolandia devono dare "importanza cruciale" a politiche che mirino a favorire l’occupazione, al fine di "prevenire una disoccupazione strutturale molto più elevata nei prossimi anni". Allo stesso tempo, i governi "devono rendere note e attuare tempestivamente strategie di uscita dalle misure di stimolo e strategie di riequilibrio dei conti pubblici che siano ambiziose", altrimenti si "potrebbe rischiare seriamente di compromettere la fiducia dei cittadini nella sostenibilità delle finanze pubbliche e nella ripresa economica".
Draghi: "Una sfida difficile" La crisi ci lancia sfide importanti per il futuro. L’avvertimento è stato lanciato dal governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi. "La cooperazione internazionale - ha detto il numero uno di Palazzo Koch - ha limitato l’impatto economico della crisi scongiurando i peggiori scenari. Restano ancora difficili sfide nel futuro per noi: come recuperare un tasso di crescita equilibrato e sostenibile; come costruire una nuova infrastruttura regolatoria finanziaria che rifletta le lezioni tratte dalla crisi". "Abbiamo davanti un significativo programma di lavoro - ha sottolineato Draghi - per gli organi internazionali di regolazione, per le autorità nazionali, per il fondo monetario e per lo stesso Financial Stability Board. In alcuni settori, non ci saranno risposte facili. In altri, come l’introduzione di un approccio macroprudenziale o sistemico alle regole finanziarie, sia gli studiosi sia le autorità sono ancora al primo stadio e mentre la situazione migliora - ha aggiunto il governatore di Bankitalia - diventa sempre più forte il potere e gli interessi consolidati contrari a ogni riforma sostanziale. Tuttavia, noi dobbiamo agire a breve in tutti i settori". "Possiamo prevenire - ha evidenziato il presidente del Financial Stability Board - la prossima crisi? Quasi per la stessa definizione della parola crisi la risposta a questa domanda dovrebbe essere negativa, ma quello che possiamo e dovremmo fare è rendere il nostro sistema finanziario più resistente quando la prossima crisi lo colpirà. Dopotutto, abbiamo dimostrato che siamo capaci di imparare dall’esperienza.
Questa crisi - ha concluso Draghi - aveva tutto il potenziale per generare la stessa devastazione del 1929, ma questa volta la struttura delle economie reali era più robusta e la reazione delle politiche è stata più efficace e alla fine di successo".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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