Beckham: il Milan lo ha già promosso

Contro l’Amburgo l'inglese gioca un tempo, suda tanto e conclude poco. Ancelotti: "Ci darà una mano, gli mancano minuti nelle gambe"

Beckham: il Milan  
lo ha già promosso

Non ci crederete ma sono tutti felici per il debutto di David Beckham con la maglia (rigorosamente con le maniche lunghe) del Milan a Dubai. Risultato a parte (successo ai rigori dopo l’1 a 1 nei novanta regolamentari). Felice, innanzitutto l’interessato rimasto per 45 minuti a sudare e prendere le misure del centrocampo rossonero curando più la posizione propria e le distanze rispetto a Pirlo e Zambrotta che il misurarsi in iniziative di qualche pregio. «Sono contento per la mia performance, confesso che all’inizio ero anche emozionato. Qui ho lavorato duramente ma era ciò che cercavo» la prima frase dell’inglese, uscito all’intervallo e rimpiazzato da Flamini il cui rigore, alla fine, è risultato decisivo per strappare ai tedeschi dell’Amburgo la coppa messa in palio dagli Emirati, capaci anche di costruire in pochi giorni, intorno allo stadio The Seventhi, situato a 40 chilometri da Dubai, strutture in tubi per contenere 40mila spettatori.

Soddisfatto anche Ancelotti che dovrebbe pure avere qualche altro pensiero per lo stato di salute complessivo tradito dal Milan con alle viste un paio di sfide (Roma e Fiorentina prima della chiusura del girone d’andata) per tacere dei problemi difensivi ribaditi dal gol concesso all’Amburgo (tanto per cambiare su calcio piazzato, tanto per cambiare su colpo di testa concesso ai rivali). «Anche se non al top, Beckham ha qualità, dinamismo e corsa e può tornare utile» la convinzione di Carletto. «Non ha ancora nelle gambe i 90 minuti ma ci darà una mano» è l’altra certezza esibita da Adriano Galliani, vice-presidente vicario, sintonizzato col presidente Berlusconi eccitato dalla prospettiva di far giocare insieme Pirlo e Beckham, Seedorf e Kakà con Ronaldinho e Pato, il magico sestetto tipo Harlem Globe Trotter. Contenti, ma forse questa non è una notizia, la moglie Victoria, di nero vestita (incredibile, sembrava più coperta ieri sera al caldo, che nel gelo dicembrino di Milano la notte della presentazione) e il figlio Cruz, in tribuna scortati dall’interprete rossonero.

Ad essere pignoli, del debutto di Beckham si possono annotare, sotto il segno positivo, un isolato contrasto (dopo 28 secondi), un paio di lanci col piede giusto (quello destro) e una punizione (a giro) destinata al mucchio centrale dell’area tedesca senza sortire effetti vistosi dimenticando invece qualche scarabocchio (passaggio all’indietro verso Maldini) e la ridotta autonomia fisica. Che non è solo da addebitare alla dura preparazione effettuata a Dubai da Tognaccini, semmai alla lunga inattività del centrocampista inglese, interessato a riguadagnarsi la nazionale guidata da Fabio Capello (107 le sue presenze). Conclusione: chi ipotizza il debutto immediato di Beckham domenica sera a Roma ha solo due opzioni da confidare sotto voce, o tiene alla Roma, oppure lavora per far esonerare Ancelotti. Beckham, al massimo, può aspirare a un posticino in panchina.

Ancelotti nel frattempo deve provare a risolvere gli altri deficit del Milan che qui di seguito si possono così sintetizzare: 1) la difesa va in crisi ogni qualvolta c’è un cross (Maldini e Kaladze nel primo tempo, Senderos nella ripresa hanno puntualmente perso tutti i duelli in quota) e bisognerà pure porvi rimedio prima o poi; 2) Ronaldinho, premiato dalla giuria come il miglior calciatore della serata, utilizzato da trequartista (per l’assenza di Kakà e Seedorf, rimasti per precauzione fermi) rende al 40%; 3) Dida è in buona forma e lo si vede, Sheva viene accreditato in grande spolvero e non lo si vede affatto; 4) a

centrocampo, dietro Pirlo, Flamini e Ambrosini, non c’è molto da pescare: Emerson ha il passo felpato di sempre, su Cardacio meglio sorvolare. «Squadra imballata fisicamente, lo sapevamo» è la spiegazione di Ancelotti. Sarà.

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