“Un cancro alle ossa”. Boris Johnson infrange il protocollo sulla morte della regina Elisabetta

Nel suo memoir l’ex primo ministro britannico ha raccontato i retroscena di alcuni dei fatti più clamorosi riguardanti la royal family

“Un cancro alle ossa”. Boris Johnson infrange il protocollo sulla morte della regina Elisabetta

Il prossimo 10 ottobre sarà in tutte le librerie l’autobiografia di Boris Johnson, Unleashed, curata dalla William Collins Books. In questo libro, di cui sono stati pubblicati alcuni estratti sul Daily Mail, l’ex primo ministro britannico ha rivelato alcuni aneddoti sulla royal family, in special modo sulla regina Elisabetta e sul principe Harry. Non è il primo ex premier ad aprire un varco nelle mura secolari del Palazzo reale, ma nessuno prima di lui avrebbe toccato con tanta dovizia di particolari temi che hanno influenzato profondamente la storia della monarchia e avuto un grande impatto mediatico come la Megxit e la morte di Elisabetta II.

Due versioni contrastanti

Elisabetta II è morta l’8 settembre 2022 a Balmoral. Da quel triste giorno i media e l’opinione pubblica si chiedono come siano state le sue ultime ore di vita e quale sia stata, esattamente, la causa della scomparsa dell’amata sovrana. Sul certificato di morte viene chiarito che Elisabetta è deceduta per “l’età avanzata”. Nel suo memoir, invece, Boris Johnson ha dato un’altra versione dei fatti: “Sapevo da più di un anno che [la Regina] soffriva di una forma di cancro alle ossa e i suoi dottori erano preoccupati che in qualunque momento potesse verificarsi un rapido declino”. Ritroviamo la teoria della morte per cancro anche nelle recenti biografie, Catherine. La Principessa di Galles di Robert Jobson (2024) ed Elizabeth. An Intimate Portrait di Gyles Brandreth (2022). Quest’ultimo parlò, per la precisione, di “un mieloma, un cancro del midollo osseo”. Johnson, però, è il primo (ex) funzionario governativo a dare notizie sulla causa della morte di Elisabetta II. Per questo le sue parole hanno un peso e una eco impossibili da trascurare. Per ora Buckingham Palace non ha rilasciato alcun commento riguardo le dichiarazioni di Johnson, ma è evidente che siamo di fronte a due versioni in netto contrasto tra di loro e a un’infrazione del protocollo da parte dell’ex primo ministro.

L’ultima udienza a Balmoral

Nel memoir Boris Johnson, che ha ricoperto il ruolo di premier dal 2019 al 2022, ha ricordato il suo ultimo viaggio a Balmoral per il tradizionale colloquio settimanale con la sovrana, durante il quale ha rassegnato le dimissioni. Era il 6 settembre 2022, due giorni prima della morte di Elisabetta II: “Appariva pallida e curva, aveva lividi scuri sulle mani e sui polsi, probabilmente a causa delle flebo e delle iniezioni. Ma la sua mente era assolutamente indenne dalla malattia e di tanto in tanto, durante la nostra conversazione, ancora mostrava quell’ampio, bianco sorriso di una bellezza rasserenante”. L’ex primo ministro ha definito le udienze al cospetto della regina Elisabetta “un privilegio” e “un conforto”.

“Saresti morto per lei”

Fino all’ultimo la sovrana ha mantenuto intatto il suo incredibile senso del dovere, una dote più che ammirevole secondo Johnson: “Sapeva dall’estate [precedente] che stava per andarsene, ma era determinata a resistere e a portare a termine il suo ultimo dovere”. Poi ha aggiunto: “Irradiava una tale etica del servizio, pazienza e leadership da farti sentire davvero che, se necessario, saresti morto per lei. Potrebbe suonare folle per alcune persone (e del tutto ovvio per molte altre), ma quella lealtà, per quanto possa apparire primitiva, è ancora al centro del nostro sistema. C’è bisogno di qualcuno che sia gentile, saggio e al di sopra della politica, in modo da personificare ciò che c’è di buono nel nostro Paese. Lei lo ha fatto magnificamente”.

“La Regina non avrebbe voluto”

La decisione di Boris Johnson di affrontare nel suo libro una questione tanto delicata come gli ultimi giorni della regina Elisabetta ha diviso i commentatori reali. Su tutti spicca il parere di Chris Ship, royal editor di Itv News, che a ABC News ha dichiarato: “Ciò che l’ex primo ministro Boris Johnson ha fatto è stato condividere un’informazione privata che ha avuto dalla defunta Regina. Lei non voleva condividere le sue condizioni di salute”. In effetti Buckingham Palace ha sempre mantenuto il più assoluto riserbo su questo argomento, filtrando con cura, anzi, centellinando le notizie destinate all’opinione pubblica mondiale. La questione ci porta direttamente a un altro discorso che ancora divide gli esperti e i tabloid: l’apparente contrasto tra il diritto alla privacy che, almeno in linea teorica, appartiene a tutti gli individui e gli oneri derivanti da una carica pubblica, che rappresenterebbero un limite alla richiesta di riservatezza. Come se, in un certo senso, una personalità del calibro della regina Elisabetta non fosse totalmente padrona di se stessa e delle proprio scelte, ma dovesse rendere conto, almeno in parte, al popolo su cui regna.

“Salto generazionale”

La questione si è riproposta, seppur in maniera diversa, con l’annuncio delle diagnosi di cancro di Carlo III e di Kate Middleton. Sua Maestà e la principessa del Galles, pur non chiarendo qual è la natura esatta della loro malattia, hanno condiviso molti dettagli della loro malattia. L’impressione è che il Re abbia scelto liberamente cosa dire e quando farlo, mentre Kate sarebbe stata parzialmente indotta a rivelare le sue reali condizioni di salute dall’inarrestabile tsunami di illazioni e assurde teorie di complotto dilagato sui media tra il febbraio e il marzo 2024. Questo proposito Chris Ship ha commentato: “C’è stato un salto generazionale [con] l’attuale Re che ha condiviso la sua diagnosi di tumore e Kate che ci ha detto di doversi sottoporre a un trattamento chemioterapico”. Per l’esperto la contraddizione tra privacy e dovere pubblico avrebbe un’unica soluzione: “Spetta all’individuo [decidere] quanto vuole condividere con il pubblico e la defunta Regina era qualcuno che voleva tenere la sua condizione medica il più riservata possibile”.

Le dimissioni del principe Harry

“Dopo molti mesi di riflessione e discussioni interne quest’anno abbiamo deciso di attuare una transizione per iniziare a ritagliarci, progressivamente, un nuovo ruolo all’interno di questa istituzione. Intendiamo fare un passo indietro da membri ‘senior’ della Royal Family e lavorare per diventare finanziariamente indipendenti, continuando a supportare pienamente Sua Maestà la Regina…”. Con queste parole, scritte sul loro profilo Instagram l’8 gennaio 2020, Harry e Meghan annunciarono le dimissioni da membri attivi della royal family. Ne seguì una tempesta familiare e mediatica che nessuno a corte riuscì ad arrestare. Neppure la regina Elisabetta. Stando al Daily Mail il 6 gennaio di quell’anno, a Frogmore Cottage, sarebbe persino stata convocata una riunione durante la quale lo staff dei Sussex avrebbe cercato di convincere i duchi ribelli ad aspettare prima di comunicare al mondo intero le loro intenzioni. Non sarebbe servito a nulla. I collaboratori, però, non sarebbero stati gli unici a tentare la via del dialogo con Harry e Meghan.

“Senza speranza”

Nel memoir “Unleashed” Boris Johnson ha rivelato di aver ricevuto dalla royal family e dal governo la richiesta di provare a persuadere il principe Harry a rimanere a Londra. L’incontro, un faccia a faccia durato venti minuti, sarebbe avvenuto a margine dello Uk-Africa Investment Summit di Londra, il 19 gennaio 2020. Proprio il giorno successivo alla cena di beneficenza durante la quale il secondogenito di Carlo e Diana, come ha riportato il Guardian, pronunciò un discorso “non come principe o duca, ma come Harry”, rivelando di non aver avuto “nessun’altra opzione” se non quella delle dimissioni. A proposito di quel colloquio privato Boris Johnson ha scritto: “[Fu] un’impresa assurda…quando mi fecero tentare di persuadere Harry a restare. Una sorta di discorso di incoraggiamento tra uomini. Del tutto inutile”. L’allora primo ministro avrebbe lodato il lavoro e l’impegno del principe per la Corona, ma a Harry non interessavano più i complimenti.

Mentre il principe William riceveva a Buckingham Palace gli ospiti dello Uk-Africa Investment Summit, ha ricordato la Bbc, Harry prese il primo volo per il Canada, deciso a cominciare una nuova vita fuori dalle mura del Palazzo reale.

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