Casa, nuove regole per il catasto: cosa cambia

Giorgetti annuncia l'aumento delle rendite per gli immobili che hanno usato il superbonus: "La correzione del Pil rende difficile l'obiettivo di crescita 2024 dell'1%"

Casa, nuove regole per il catasto: cosa cambia
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Una revisione dei valori catastali per gli immobili che hanno usufruito dei bonus edilizi. È quanto ha annunciato il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, in audizione sul Psb presso le commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato. In particolare, tra le riforme economiche connesse al Piano (precondizione per l'allungamento dei tempi di aggiustamento di deficit e debito da 4 a 7 anni; la trattativa è «a buon punto») ci sono tre linee di intervento. Si tratta di: potenziamento delle banche dati in funzione antievasione, riduzione dei tempi di rimborso dell'Iva ed efficientamento del sistema fiscale.

Quest'ultimo punto si declina attraverso tre azioni: riordino delle detrazioni fiscali, Taglio del cuneo strutturale e «aggiornamento degli archivi catastali». A questo proposito il ministro replicando alle domande dei parlamentari ha specificato che «non si tratta di fare l'aggiornamento a valore di mercato che ripetutamente la Commissione ci ha chiesto, ma di andare semplicemente a cercare le case fantasma e anche per precisare una norma della legge di Bilancio 2024» che impone a «chi fa le ristrutturazioni edilizie» di «aggiornare i dati catastali; andremo a verificare se li hanno aggiornati». Se si individuassero dei furbetti, «ci saranno più risorse a beneficio anche dei Comuni».

Giorgetti ha successivamente precisato i contenuti delle sue recenti dichiarazioni. In primo luogo, «i sacrifici li farà chi può permetterseli». In questo senso occorre evidenziare che eventuali revisioni delle addizionali Ires saranno strettamente mirate. Tutto questo perché «noi taglieremo le spese più che aumentare le tasse tranne la spesa sanitaria su cui ci impegniamo a mantenere l'incidenza sul Pil perché la riteniamo di fondamentale importanza». Dunque, una volta attuata una seria spending review che inevitabilmente coinvolgerà anche il sistema degli sconti fiscali oltre a rendere più efficiente la spesa delle pubbliche amministrazioni, sarà la volta di quelli che Giorgetti ha chiamato «sacrifici», cioè l'applicazione del dettato dell'articolo 53 della Costituzione, ossia la contribuzione alla spesa pubblica in ragione del reddito. Sacrifici per tutti e «non solo per gli operai o i negozianti sottoposti alla concorrenza assidua e snervante da parte di Internet», ha precisato. Tale orientamento di politica economica ha già portato i suoi frutti. «L'approccio di questa manovra correttiva è che beneficiamo del nostro comportamento virtuoso e utilizziamo questi 9 miliardi che vengono messi a disposizione per il taglio (strutturale) del cuneo per i redditi medio-bassi».

Il ministro dell'Economia ha inoltre evidenziato che «le recenti revisioni delle stime trimestrali e annuali da parte dell'Istat, pur elevando di molto il livello del Pil sia in termini nominali che reali, hanno comportato una correzione meccanica al ribasso della crescita acquisita per il 2024 sui dati trimestrali, che rende più difficile il conseguimento di una variazione annuale del Pil reale dell'1%, per l'anno in corso». Tale revisione, tuttavia, non ha impatto sulle stime per il 2025 (crescita confermata al +1,2%) perché gli effetti sui primi due trimestri dell'anno in corso sono «praticamente nulli».

Il titolare del Tesoro ha inoltre evidenziato che l'allineamento delle accise è un «obbligo che deriva da impegni europei rispetto ai sussidi ambientalmente dannosi e quindi probabilmente ci sarà una riduzione delle accise sulla benzina e un innalzamento di quelle sul gasolio, cercando di evitare contraccolpi per le categorie che lo utilizzano per scopi professionali».

Infine una notazione sulla politica monetaria della Bce.

«Spero che possa produrre dei benefici anche in termini di impulso sull'economia», ha detto aggiungendo che «dai rumor che ho sentito a livello europeo, visto che abbiamo un'inflazione allo 0,7-0,8% all'anno, francamente di politica monetaria restrittiva mi sembra che non ci sia bisogno; l'unico risultato sarebbe portarci alla recessione come in Germania». Con tassi più bassi e con la «credibilità politica» si può abbattere lo spread e «ridurre la spesa più odiosa che c'è, quella per interessi».

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