Antonio Socci
Nel mondo i cattolici sono più di 1 miliardo e in totale i cristiani sono 2 miliardi. È la fede che unisce la maggior parte degli esseri umani sul pianeta nell'anno 2005. La Chiesa inoltre ha 2000 anni e ha letteralmente partorito la nostra civiltà europea. La Chiesa non impone nulla a nessuno, ma è ancora oggi la realtà più perseguitata nel mondo: nei sistemi comunisti (Cina, Corea del Nord, Vietnam, Cuba, Laos), in quelli islamici e nelle diverse autocrazie asiatiche e africane dove si cerca di estromettere Cristo dalla vita umana con ferocia e violenza fisica. Date queste premesse, ci si chiede: il Sommo Pontefice a cui guardano miliardi di esseri umani può commentare liberamente il Vangelo della domenica, al Sinodo mondiale dei Vescovi sull'Eucarestia, o deve chiedere il permesso di parlare a Fassino, Capezzone, Rizzo, Grillini e Livia Turco, facendosi dettare da loro cosa deve dire?
Tutto il problema sta qui. La Chiesa che è in Italia da 2000 anni (un po' prima che arrivassero i Ds, l'Arcigay e i radicali...), la Chiesa che ha salvato l'Italia dalla barbarie e l'ha trasformata nel giardino del mondo, può parlare di Dio? I Ds pensano che dovrebbe prima chiedere il permesso a loro che approverebbero (stravolgendone il senso) solo le parole del Papa sulla Pace e sulla giustizia sociale. Ma non volendo sembrare ancora comunisti, i Ds cercano di negare questo diritto di libertà ipocritamente. Ed ecco che ieri Fassino ha commentato il discorso del Papa contrapponendogli un altro discorso dello stesso Papa, quando Benedetto XVI chiese «una sana laicità dello Stato». Fassino crede di aver colto in contraddizione il pontefice. Ma così dimostra solo di non averci capito nulla. Il Papa davanti a Ciampi intendeva dire esattamente ciò che ha ripetuto ieri, cioè che senza Dio l'uomo diventa preda di idoli e ideologie e viene schiavizzato, che eliminando Dio dalla vita pubblica i diritti naturali dell'uomo vengono facilmente conculcati dallo Stato e dal Potere, mentre la dignità umana viene prima dello Stato e di ogni potere, come afferma anche la filosofia liberale (per questo Wilhelm Ropke poteva dire che «il liberalismo è il legittimo figlio spirituale del cristianesimo»).
Anche Livia Turco ammette che «il Papa ha diritto a dire tutto quello che pensa» (bontà sua), purché però corrisponda al pensiero della Turco. Se infatti il Papa parla come il cardinal Ruini - per l'esponente ds - non va più bene, allora diventa «lobby politica» ed è interferenza. Meno ipocrisia da Grillini, presidente onorario dell'Arcigay, il quale considera la libertà di parola del Papa sic et simpliciter come una minaccia che mette «in forte pericolo la laicità dello Stato». Esattamente come pensavano i regimi dell'Est e come accade tuttora in Cina o a Cuba. Dove ai cristiani non è concessa libertà di parola perché ciò, appunto, minerebbe lo Stato. Marco Rizzo, dei Comunisti italiani, in perfetto stile cubano, sovietico e cinese esorta il centrosinistra a «non mostrare alcun segno di cedimento verso chi vorrebbe imporre la religione come fatto pubblico togliendolo dalla sfera privata».
Per lui i cristiani devono stare nelle catacombe. Così sembra pensarla pure Capezzone che a parole indica gli Stati Uniti come esempio di laicità e libertà, ma che dimentica l'eccezionale rilevanza pubblica che ha in America il pensiero cristiano, anche nell'elaborazione delle leggi.
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