In inglese viene definita Shaken Baby Syndrome, in italiano "sindrome del bambino scosso", che coinvolge i neonati scossi violentemente o cullati con eccessivo vigore. Può sembrare un eccesso di attenzione o qualcosa che i neo genitori sanno di non dover fare, ma in realtà capita molto più spesso di quanto si pensi, tanto che il 7 aprile si è celebrata per la prima volta la Giornata Nazionale dedicata alla Sindrome del Bambino Scosso, con la campagna "Non Scuoterlo" che ha coinvolto 33 città di 15 regioni d’Italia.
Di cosa si tratta
A descrivere bene la sindrome è Elio Lopresti, tesoriere della FNOPO, la Federazione Nazionale degli Ordini della Professione di Ostetrica: "Si chiama Shaken Baby Syndrome ed è una forma di trauma cerebrale che può avvenire nei neonati scossi violentemente. Il bambino piccolo, se cullato con eccessivo vigore, in considerazione dell’immaturità della muscolatura del collo può riportare danni cerebrali irreversibili e perfino il coma o la morte, a causa del violento attrito del cervello contro le ossa del cranio”.
A cosa fare attenzione
“Il periodo più a rischio - continua Lopresti - è quello tra le due settimane e i sei mesi di vita. In questa fase il pianto del lattante può raggiungere picchi di massima intensità, tanto da indurre il genitore o chi si prende cura del bambino anche a ricorrere ad uno scuotimento eccessivo, pur di placare il pianto che appare inconsolabile. In questo momento sono quasi sempre le neomamme a prendersi cura, talvolta in maniera esclusiva, del piccolo appena nato. Per questo è necessario che in questo periodo tanto delicato quanto faticoso, siano assistite da personale qualificato”.
Un "grave rischio" spesso involontario
Come spiega Lopresti "nella maggior parte dei casi chi ricorre ad uno scuotimento talmente eccessivo da provocare un trauma al neonato lo fa in modo del tutto inconsapevole, non ha idea delle conseguenze che potrebbero scaturire da un tale comportamento". Per questo motivo è importante far conoscere questo fenomeno non soltanto ai genitori, ma anche ai familiari di supporto, quando sono disponibili.
Il ruolo fondamentale degli ostetrici
“I neo genitori infatti, sono spesso lasciati soli e privi un adeguato supporto. Si ritrovano a vivere in una situazione di forte stress psicofisico. La fragilità emotiva e lo stress sono proprio tra le principali cause che portano alcuni genitori a ‘cullare insistentemente’ il neonato nella speranza di farlo smettere di piangere. L’ostetrica/o – sottolinea Lopresti - in virtù degli ambiti di competenza, svolge un ruolo fondamentale nella tutela della salute perinatale e nell’individuazione precoce delle situazioni potenzialmente a rischio”.
I consigli della presidente di Fnopo
Alle parole del tesoriere si aggiungono quelle della presidente Silvia Vaccari che specifica: "L’ostetrica/o pur essendo un professionista presente sul territorio, non è numericamente sufficiente. Ce ne sono troppo poche nel nostro Sistema sanitario nazionale, sia nei reparti di maternità, che nei consultori, nelle Case di comunità, negli ambulatori, e, spesso, anche al domicilio della famiglia".
La figura dell'ostetrica è quindi fondamentale: "Grazie alla sue competenze, alla spiccata sensibilità ed esperienza in ambito relazionale, è in grado di cogliere anche ‘il non detto’, osservando, in maniera mai giudicante, ciò che i neogenitori stanno vivendo", conclude la presidente.
Bisogna comunque sempre ricordare che la 'sindrome del bambino scosso' può accadere a chiunque e non ha nulla a che fare con l'amore o la dedizione verso il proprio figlio. Per questo è importante riconoscerla, chiedere aiuto e trovare strategie alternative sono azioni che possono salvare la vita del piccolo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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