La morte di Mattia in Egitto per aneurisma cerebrale: di cosa si tratta e quali sono i sintomi

L'errore dei medici, che avevano ipotizzato le conseguenze di un tumore al cervello, è emerso dopo i nuovi esami autoptici

La morte di Mattia in Egitto per aneurisma cerebrale: di cosa si tratta e quali sono i sintomi
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Gli esami autoptici condotti sul corpo di Mattia, il bimbo di 9 anni deceduto in Egitto lo scorso 6 gennaio, non lasciano spazio a dubbi: il piccolo, infatti, non sarebbe morto a causa di un tumore al cervello, come sostenuto inizialmente dai medici locali, bensì per via di un'emorragia prodotta da un'aneurisma cerebrale.

Dunque la nuova autopsia realizzata da un team di esperti dell'Azienda Sanitaria Universitaria del Friuli Centrale di Udine, fortemente voluta dai genitori assistiti dall'avvocato Maria Virginia Maccari, ha dato un esito totalmente differente rispetto a quello prodotto dal personale medico egiziano a seguito del primo esame: il decesso di Mattia Cossettini non è da attribuire quindi alle complicazioni conseguenti a un tumore al cervello non diagnosticato e a una polmonite batterica, bensì alla rottura di un'aneurisma cerebrale. La diagnosi effettuata nel Paese nordafricano, infatti, non aveva convinto il papà e la mamma del bimbo, dal momento che il figlio non aveva mai mostrato prima di quel giorno alcun sintomo che fosse ricollegabile a un cancro. Ma di cosa si tratta esattamente? In ambito medico l'aneurisma è definito come una dilatazione anomala della parete arteriosa o venosa, ma non sempre ciò comporta un esito tragico con la rottura e l'emorragia interna che può portare alla morte.

Gli aneurismi cerebrali o intracranici non sono eccessivamente rari, dato che si stima che tra il 3% e il 5% della popolazione mondiale ne sia affetta: nella maggior parte dei casi sono di piccole dimensioni e asintomatici, tanto che spesso vengono scoperti in modo casuale durante esami strumentali effettuati per ricercare nel paziente altre malattie. Come detto non tutte le situazioni sono pericolose o portano a una rottura con possibilità di morte, per cui è raro che si decida di effettuare un intervento chirurgico preventivo per chiuderli.

Le cause possono essere di vario genere: si va da una predisposizione genetica, con l'indebolimento congenito delle pareti dei vasi cerebrali, fino ad arrivare alle conseguenze di un trauma alla testa, all'aterosclerosi (con l'accumulo di placche), alle conseguenze di infiammazioni, come nella "malattia di Takayasu", o di infezioni (micosi, virus o sifilide). Altri fattori di rischio negli adulti sono le conseguenze di stili di vita errati, per cui il fumo, l'abuso di alcol, l'obesità, il diabete, il colesterolo alto e l'ipertensione.

Anche i sintomi sono in genere poco chiari, nel senso che spesso e volentieri emergono quando gli aneurismi sono di grandi dimensioni o dopo la loro rottura: in

quest'ultimo caso possono verificarsi nel paziente dolore, sudorazione eccessiva, nausea e vomito, rigidità del collo, sensibilità alla luce e offuscamento della vista, tachicardia, stato di confusione, convulsioni e svenimento.

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