"Zoom fatigue": perché si è più stanchi dopo un videochiamata di lavoro

La stanchezza da zoom nelle riunioni di lavoro da remoto ha cause precise che hanno scoperto alcuni studiosi americani: ecco quali e come contrastarla

"Zoom fatigue": perché si è più stanchi dopo un videochiamata di lavoro
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Da ormai alcuni anni il lavoro da remoto (smart working) e le videochiamate a esso collegate sono degli aspetti quotidiani che valgono per tantissimi lavoratori in tutto il mondo. Proprio del secondo aspetto alcuni studiosi della Michigan State University hanno cercato di mettere in luce un aspetto chiamato "stanchezza da Zoom" o stanchezza da videoconferenza, ossia una certa insoddisfazione per il proprio aspetto facciale se si deve guardare il proprio volto per tante ore.

Cos'è la "zoom fatigue"

Lo studio, pubblicato sulla rivista Plos One, ha preso in esame quasi 2.500 lavoratori americani di vari settori, da quelli tecnici o scientifici ad altri abituati a lavorare da remoto e che partecipavano regolarmente a riunioni virtuali per lavoro. Con un sondaggio di 15 minuti è stato chiesto la loro opinione sull'aspetto facciale e quali fossero pensieri e comportamenti su questo aspetto e se volessero ricorrere a ritocchi (con filtri o avatar ) per migliorare il loro aspetto. Ebbene, gli studiosi hanno scoperto le relazioni tra questi fattori scoprendo che la maggior parte delle persone hanno segnalato molta insddisfazione per l'aspetto del loro viso ma soprattutto livelli più elevati di affaticamento quando erano in videochiamata (Vm).

I fattori dell'insoddisfazione

"Un tempo eccessivo trascorso davanti allo schermo, l'uso dei social media e un'auto-presentazione selettiva attraverso la modifica delle foto prima di pubblicarle sono da tempo associati all'insoddisfazione per il proprio aspetto", ha affermato Chaeyun Lim, prima autrice del lavoro. "Allo stesso modo, il tempo prolungato trascorso sulle videochiamate di lavoro può esacerbare la percezione negativa dell'immagine di sé, nonché le preoccupazioni relative alla valutazione critica".

Quali sono le maggiori preoccupazioni

Gli studiosi spiegano che l'esaurimento fisico e mentale da Vm, chiamata anche Zoom fatigue, è un fenomeno che ha preso piede soprattutto dalla pandemia Covid-19 in poi per le numerose riunioni di lavoro effettuate in questo modo. Nel contesto dei social media, le preoccupazioni per l'auto-impressione hanno mostrato una relazione positiva con la "fatigue", la fatica, e questa relazione è più forte per le donne che per gli uomini. "Allo stesso modo, l'insoddisfazione per l'aspetto facciale può causare un disagio significativo nei Vm poiché le persone possono concentrarsi eccessivamente sul proprio aspetto facciale e su quello degli altri".

Lo studio ha messo anche in luce che l'affaticamento delle videoconferenze causato dall'insoddisfazione per l'aspetto del proprio viso è stato associato anche a percezioni negative delle videoconferenze come il fatto, ad esempio, di ritenerle inutili, influenzando in questo modo le opinioni degli altri utenti sull'adozione della videoconferenza per le riunioni di lavoro. Disattivare la funzione video è stata proposta come soluzione ma in molti casi è risultata poco pratica specialmente per coloro i quali preferiscono, o sono obbligati, a mostrare il proprio aspetto durante le riunioni.

Quali conseguenze

Le persone insoddisfatte del proprio aspetto facciale "potrebbero provare un disagio più intenso quando si vedono in video durante le Vm, portando a un circolo vizioso di autovalutazione negativa.

Queste risposte negative possono anche creare un ciclo impegnativo di sentimenti spiacevoli nei confronti dei Vm, influenzando negativamente il benessere individuale e le interazioni sul posto di lavoro", spiegano i ricercatori nel loro studio.

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