Beni culturali «minori» per un’Italia maggiorenne

Sostituire al circolo vizioso dell’ignoranza il circolo virtuoso della condivisione. L’intento vale in ogni campo. Ma in quello della tutela del patrimonio artistico, architettonico e culturale in senso lato vale ancora di più. Anzi, è in fondo l’unico da perseguire. È questa la tesi, universalmente sottoscrivibile, espressa in un saggio di Luca Nannipieri in uscita in questi giorni: La bellezza inutile (Jaca Book, pagg. 90, euro 10). Dove l’aggettivo «inutile», ovviamente, rimanda all’ignoranza di cui dicevamo, a volte persino più dannosa, riflette l’autore, della criminalità organizzata che ruba o deturpa a scopo di lucro. Il sottotitolo, infatti, ci riporta al nucleo della discussione: I monumenti sconosciuti e il futuro della società. Perché proprio nella difesa e nel contrattacco sotto forma di rilancio dei piccoli tesori italiani si gioca buona parte dell’immagine del Paese.
Direttore e fondatore del Centro Studi Umanistici dell’Abbazia di San Savino, presso l’omonima abbazia medievale a Pisa, Nannipieri si fa paladino della bellezza (e delle testimonianze storiche) non da prima pagina, non illuminata dai riflettori che attraggono l’attenzione delle masse. E spiega come sia proprio lì, nei borghi appenninici o alpini, nelle chiesette affacciate sui litorali, nelle mura e nelle torrette medievali che punteggiano le nostre campagne, che si gioca una partita decisiva.
Scrive: «Pubblicizzare una solitaria chiesa romanica, farla rientrare nei tour operator, metterci merchandising all’entrata e uffici per l’accoglienza turistica, tutto ciò è rispettare la natura? È rispettare il motivo per cui è stata creata? È rispettare la necessità che ha un luogo ci culto? Non è forse meglio che la chiesa viva di un sacrosanto e appartato silenzio?». Qui entra in gioco il tema della condivisione, che è la leva destinata a risollevare le sorti di un’Italia piccola ma diffusa, provinciale ma centrale nel quadro europeo e mondiale.

Alle «Comunità nate in tutela della bellezza» è dedicato il capitolo più denso del volume, da interpretare come manifesto culturale e come pamphlet volto a sensibilizzare il cittadino-lettore, spesso ignaro dei gioielli che ha sotto casa. È sufficiente una piccola deviazione rispetto ai percorsi del tran-tran quotidiano a innescare un processo che può portarci molto lontano.

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