Berlusconi: «Difenderò il Milan con i denti»

Franco Ordine

Il presidente dubbi non ne ha. «Il Milan in questa storia è stato solo danneggiato». Silvio Berlusconi lo ha ribadito anche ieri alla Camera, in un colloquio con un interessato tifoso milanista come Fausto Bertinotti, presidente dell’assemblea di Montecitorio. «Ho passato tutta la notte ad ascoltare le intercettazioni riguardanti il Milan - ha confidato l’ex premier ai deputati di Forza Italia -. Ne ho dedotto che noi siamo stati solo danneggiati. Non c’è assolutamente nulla che provi qualche illecito». La fiducia nell’operato dei suoi uomini non era mai venuta meno, ora anche le prove del processo tranquillizzano Berlusconi. «Voglio difendere la mia squadra con i denti, bisogna che se ne convincano tutti - ha continuato -. Il Milan ha ricevuto solo un danno». Quindi, in vista dell’inizio della stagione rossonera con il raduno di oggi, una rassicurazione sul mercato: «Nessuno dei nostri campioni partirà».
Un Milan così non si era mai visto, nell’era Berlusconi. Anzi, non si era mai radunato. Vent’anni di luci abbaglianti, trofei vinti uno dopo l’altro, e qualche ombra, cadute ritmate dal fallimento di costose rifondazioni (leggere secondo Capello). E invece oggi è un altro giorno per lo storico club che può esibire le sue medaglie d’oro al collo e le ferite sanguinose nel costato. Al momento è preso tra mille fuochi. Per un paio di anni ha dovuto sopportare la scorretta concorrenza di Moggi e soci, ha perso un paio di scudetti allo sprint e per i chiodi lasciati sulla strada da qualche fischietto infedele, qualche dirigente del settore arbitri al soldo di Torino, e si è consolato con le sue imprese in coppa Campioni. Piero Sansonetti, direttore di Liberazione, non un giapponese di palazzo Grazioli, rossonero doc, non ha dubbi in proposito. «Se volete avere la prova del diverso trattamento e del diverso risultato ottenuto da Juve e Milan basta incrociare i campionati con le stagioni di Champions league: in una, con arbitri stranieri, i ragazzi di Ancelotti sono arrivati sempre, fino in fondo, nell’altra, con arbitri italiani, sono arrivati secondi. E se con gli scudetti siamo indietro rispetto a Torino, nelle coppe non c’è corsa: 6 a 1» la sua intemerata finita su Milan Channel lunedì, a poche ore dal raduno.
Il cuore spezzato dalla sentenza della Caf e dentro la rabbia di aver ricevuto la beffa, dopo il danno evidente. Già perché i riflessi, in casa Milan, sono arrivati anche sul calciomercato. La società, senza la garanzia dei 30 milioni di euro provenienti dalla prima fase della coppa dei Campioni, ha dovuto mettere da parte tutti i progetti coltivati durante Germania 2006. Buffon è rimasto a Torino in serie B, Zambrotta è volato a Barcellona: il Milan ha pagato l’inesperienza dello staff bianconero da un canto e dall’altro lo scotto dell’impossibilità di tuffarsi in una trattativa economicamente impegnativa. Potrà ridisegnare il proprio mercato soltanto dall’inizio della prossima settimana, quando diventerà definitivo il suo destino calcistico e sarà anche palese il tipo di punizione ricevuta. Le voci provenienti dalla federcalcio anticipano la correzione della penalizzazione per togliere l’Uefa e magari alleggerire il peso dei 15 punti da scontare nella prossima stagione. Senza più Buffon e Zambrotta a disposizione, il Milan dovrà completare l’organico attraverso l’arrivo di Zè Roberto, brasiliano, centrocampista, a parametro zero. E dedicherà altre risorse economiche alla scelta di un attaccante da aggiungere a Gilardino, Amoroso e Inzaghi.
A ranghi incompleti, senza il tifo organizzato, schierato dinanzi a palazzo Marino per manifestare il proprio dissenso nei confronti della nuova triade (Palazzi-Rossi-Borrelli, ndr), senza il suo dirigente-tifoso più amato e discusso sulla tolda, Adriano Galliani, il Milan può e deve ripartire dalle facce e dalle parole dei suoi uomini di campo migliori, Carlo Ancelotti e lo storico capitano Paolo Maldini. L’allenatore non si è mai tirato indietro in queste settimane, ha parlato ai pm ricevendo in cambio le stilettate di De Santis, e vuole parlar chiaro anche al calcio italiano. «Tutti sappiamo come sono andate le cose in questi anni, tutti sanno che il Milan ha ricevuto qualche sgambetto» è la sua posizione in pubblico e in privato. Non è costretto a cambiarla. Così Paolo Maldini. Che in tempi non sospetti, e in disaccordo con il presidente Silvio Berlusconi, riferì di non essere affezionato agli scudetti vinti a tavolino. «Io sono affezionato agli scudetti vinti sul campo» è stata una delle sue frasi più apprezzate. E su quella il Milan che verrà costruirà il futuro immediato.

Uscendo dalla curva e puntando alla rincorsa nei confronti dell’Inter. Partendo da meno 9, meno 10, meno 12, meno 15. «Dovesse riuscire sarebbe come vincere sette coppe dei Campioni in una volta» è la chiosa di uno dei tanti tifosi che oggi vanno in pellegrinaggio a Carnago.

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