Franco Ordine
da Milano
«Da diciannove anni, questo è il Milan». Nella notte della lezione data alla Juventus, Silvio Berlusconi, l’inventore del Milan di questi tempi, «i migliori anni della nostra vita», ama ripetere Adriano Galliani, sceglie il marchio di fabbrica per classificare il 3 a 1 rifilato sulla schiena della Juve che riluce ancora dentro San Siro, illuminato a festa. Nella sala vip dello stadio deserto si celebra un rito che è anche un’occasione unica e irripetibile, milanisti e juventini, rivali fino alla stoccata di Trezeguet che si ritrovano a tavola, stavolta risotto al tartufo è il menu di un’altra serata da incorniciare. «È stata una cena tra amici, con la Juventus c’è simpatia, cordialità, stima. La Juve ha un seguito di tifosi straordinario. L’unica differenza con il Milan è che il Milan in più ha Berlusconi» riferisce puntuale il premier appena uscito, nel cuore della notte milanese, dallo stadio dei suoi successi insuperabili, da record assoluto. «So che si può ironizzare ma è proprio così» il codicillo che si sposa alla perfezione con quella frase dettata a tifosi e dirigenti, «da diciannove anni questo è il Milan», una squadra capace di grandi prodigi. Ma senza riempirsi gli occhi di una sola sfida vinta, di una notte magica, di uno spettacolare 3 a 1 che riempie i cuori e ricarica le pile di un ambiente rimasto troppo spesso a Istanbul, a inseguire incubi. «Per il carattere assegno un bel 9 alla squadra, voto 8 come disposizione tattica e non è una censura ad Ancelotti. Lo sapete che il mio sogno è quello di fare un giorno il presidente-allenatore. E non dimenticate che io sono un rivoluzionario...»: c’è anche la pagella del presidente per una serata che segna la rinascita milanista. E la fine di una vecchia storia.
«Quella sindrome di Istanbul che ancora aleggiava è spazzata via» chiosa ancora sicuro Silvio Berlusconi e forse questa è l’occasione propizia per rivivere l’Atatürk, per far sapere «sono forse una strega ma sentivo che non sarebbe finita bene dopo il 3 a 0 del primo tempo, e respingevo tutti i complimenti che mi facevano, mentre qui, nonostante gli scongiuri di Fedele Confalonieri, ho capito che quella maledizione ce la saremmo tolta dalle spalle». Ecco quanto vale questo Milan-Juventus che segna la riapertura del campionato, è una specie di vaccino, toglie di mezzo la febbriciattola e restituisce la piena salute, la fiducia totale nell’allenatore e nel suo gruppo, la sicurezza completa nelle scelte di mercato e altro ancora. A cena raccontano di un Berlusconi poco disposto a bearsi del suo risultato indovinato al telefono con Ancelotti («dimmi Carlo, quanto vinciamo?», «3 a 0 presidente», «no facciamo 3 a 1, la rete della bandiera va concessa» il botta e risposta ricostruito e confermato puntualmente dall’inquilino di Milanello) e impegnato piuttosto a medicare le ferite degli juventini, a informarsi con Capello sulla salute di Buffon e sui progressi di Ibrahimovic. Già, Fabio Capello, uno dei suoi prediletti rievoca Silvio Berlusconi e il giudizio gli consente di recuperare la memoria delle critiche feroci subite ai tempi della prima investitura di Fabio, successore di Arrigo Sacchi. «Lo definirono il mio maggiordomo: i fatti hanno dimostrato che non è così. Sono io che ho voluto che Fabio studiasse da manager e gli ho poi consigliato di seguire questa strada. E lui sta facendo benissimo».
Diciannove anni così, per il Milan, non si possono mettere insieme se non si scelgono con mano felice gli uomini oltre che gli interpreti. Un tempo Sacchi e Capello, adesso Ancelotti. E dopo? «Per il dopo c’è tempo, godiamoci questo bel presente. Noto nel frattempo che Van Basten, da ct dell’Olanda, sta facendo molto bene. Si vede che è uno che di calcio ci capisce» regala ai cronisti lo scenario dei prossimi anni. Niente mercato, però. Specie a gennaio, la prossima scadenza. «Ho visto una squadra ben messa in tutti i settori» sostiene Berlusconi. Cassano? «Mai mosso un dito, non abbiamo interesse» sottolinea. Così per il dopo Maldini. «Può essere Gattuso, l’ho visto indomito anche contro la Juve. Ma anche Shevchenko ama il Milan e devo dire che anche Pirlo mi è entrato nel cuore» la graduatoria già bella e pronta.
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