Berlusconi: «Sheva vuol partire» «È vero, lo faccio per la famiglia»

L’ucraino verso il Chelsea: «Non c’entrano i soldi di Abramovich». Costa 70 milioni

Franco Ordine

La meglio gioventù. È un giovanissimo tifoso milanista, componente di una scolaresca in gita premio a Roma, l’autore involontario dello scoop di calciomercato della giornata. Incrocia Silvio Berlusconi in galleria “Alberto Sordi”, uscito da palazzo Chigi per l’acquisto di un paio di regali destinati ai nipoti, i due figli di Marina, e gli chiede al volo notizie dell’ucraino. «Mi saluti Shevchenko, presidente» dice il nostro che non sa di apparecchiare la notizia del giorno. «Ma lo sai che vuole andare in Inghilterra?» lo informa Silvio Berlusconi che si preoccupa dinanzi alla reazione del giovanissimo tifoso («nooo») di rincuorarlo. «Ma io non voglio che vada via» corregge Silvio Berlusconi. E qui viene fuori, preciso preciso, il resoconto pubblicato da il Giornale nel numero di lunedì scorso, qualche ora dopo il vertice a sorpresa tra Silvio Berlusconi e i coniugi Shevchenko, avvenuto ad Arcore, sotto gli occhi di alcuni cronisti presenti per seguire il summit politico con Umberto Bossi. «Sheva vuole andarsene, Berlusconi lo ferma»: il titolo didascalico, seguito, il giorno dopo, dai primi dettagli e particolari sulla trattativa messa in cantiere da quelli del Milan.
La reazione di Sheva e del Milan, in quelle ore, è sulla difensiva. «Ho parlato di fatti personali ad Arcore» continua a ripetere. Sullo stesso tenore la posizione ufficiale del club: «Vedrete che resterà con noi» s’affanna a ripetere Ariedo Braida. Ma il tam tam comincia, gli operatori di mercato confermano e il negoziato, lentamente, molto lentamente, comincia. Adesso che non c’è più solo un giornale a riferire che Silvio Berlusconi rilancia la volontà di Shevchenko di lasciare il Milan e Milano per trasferirsi a Londra, l’ucraino non può più giocare a nascondino e decide finalmente di giocare a carte scoperte, di aprire il suo cuore alle rivelazioni, di parlare anche ai tifosi milanisti, in particolare. Il colloquio è di ieri pomeriggio, a Carnago, qualche minuto prima delle ore 18. «È inutile nascondere le cose» comincia Sheva ed è l’inizio di una confessione completa. «Sono stato dal presidente domenica sera, abbiamo parlato di tante cose e anche della mia possibilità di cambiare. Ma non si tratta di una decisione definitiva, ne stiamo discutendo e i motivi sono trasparenti» il secondo passaggio di Sheva che tiene a mettere fuori dal perimetro i rapporti «molto chiari» con la squadra e con l’allenatore Carlo Ancelotti, «nei confronti dei quali provo grande affetto». E qui arriva l’altra conferma: «Sto pensando di andare via per la mia famiglia, non c’entrano i soldi, lo stipendio». Verissimo. Sheva non bluffa su questo punto. È un dettaglio noto, polemicamente smentito dall’interessato qualche giorno fa e adesso confermato spontaneamente. Ma questo è il giorno della chiarezza, evviva. Anche con i tifosi che lo aspettano dinanzi al cancello. «Resta con noi» gli grida uno. «Voi ricordatevi di me» risponde Sheva. Ed è forse il vero addio.
«Risolveremo anche questo problema» è la dichiarazione al culmine di una serata incredibile resa da Adriano Galliani che adesso è esonerato dall’obbligo di tenere i fari spenti sulla vicenda. È tutto vero. Fissato anche il prezzo dell’operazione: 70 milioni di euro. Abramovich non ha molto margine per trattare: prendere o lasciare.

Il primo nella lista è Henry che tiene al Milan, il secondo, con il francese al Barcellona, è Eto’o, il terzo può essere Van Nistelrooy. Il resto è tutto da perfezionare. Prima dell’inizio del mondiale. Mentre infuria la bufera delle intercettazioni.

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