Billè fa mezzo passo indietro «Mi autosospendo a tempo»

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Antonio Signorini

da Roma

Alla fine è passata la linea intermedia tra le dimissioni richieste dall’ala dura e il restare alla guida della principale confederazione degli esercenti. Sergio Billè ha scelto di autosospendersi temporaneamente da presidente di Confcommercio perché la situazione che si è creata dopo l’avviso di garanzia per appropriazione indebita rischia di minare l’unità dell’organizzazione. L’annuncio è stato affidato a una nota che sembra tutto tranne che una resa. «Da qualche tempo - vi si legge - su questa Confederazione e sulla mia persona in particolare, si sono concentrati attacchi inverosimili e di inaudita violenza, che rischiano di vanificare lo straordinario percorso fatto da Confcommercio in questi anni. Un percorso che ha consentito alla Confederazione di essere, oggi, uno dei grandi protagonisti della realtà del Paese». Nessun accenno al merito dell’accusa, cioè all’utilizzo del cosiddetto «fondo del presidente» per l’acquisto di un edificio a Roma dalla Magiste di Stefano Ricucci oltre che per entrare in possesso di una quota di Rcs; accusa dalla quale si è già difeso nei giorni scorsi.
Però Billè dice di volersi assumere la responsabilità di riconoscere «in questa situazione quelle condizioni di temporaneo impedimento all’esercizio delle mie funzioni di presidente confederale, previste dallo Statuto». E sospendendosi temporaneamente spera di «restituire» alla Confederazione «serenità» e «unità di intenti».
L’obiettivo è quindi quello di stemperare, a poco meno di una settimana dal congresso dell’organizzazione, le tensioni con l’opposizione interna che si sono acuite in coincidenza con le vicende giudiziarie. Alcuni esponenti di importanti associazioni locali (in particolare quella di Roma, Lazio ed Emilia Romagna) hanno preso posizioni sempre più dure e pochi giorni fa la crisi è culminata con l’uscita da Confcommercio di un’intera federazione, la Federdistribuzione di Giovanni Cobolli Gigli.
Tutti nodi che dovrà affrontare il presidente vicario Carlo Sangalli, già presidente dell’Unione di Milano e di Unioncamere, al quale, per statuto, vanno i poteri di Billè. Lo statuto non dice nulla a proposito della durata della sospensione né stabilisce regole per situazioni come questa. Quello che è certo è che Billè potrà continuare a fare la sua battaglia anche dentro l’organizzazione visto che ha mantenuto la presidenza della Fipe, la fedederazione dei pubblici esercizi di Confcommercio. «Ne siamo contenti e orgogliosi», ha assicurato il direttore generale Edi Sommariva.
I nodi organizzativi saranno comunque affrontati dall’assemblea che si terrà mercoledì prossimo, che si annuncia comunque combattuta visto che anche ieri dalla federazione di Roma sono arrivati segnali di guerra sulla vicenda del «fondo del presidente». Il presidente Cesare Pambianchi ha annunciato di aver conferito mandato a due avvocati «di tutelare in sede civile e penale i diritti e gli interessi dell’Unione romana e dei suoi associati».
In generale, all’interno di Confcommercio la decisione di Billè è stata apprezzata. All’esterno c’è chi, come le associazioni dei consumatori, l’ha accolta con sollievo: «Era ora che il presidente di Confcommercio si facesse finalmente da parte», è stato il commento di Carlo Rienzi, presidente del Codacons. Ma c’è anche chi propone Billè come esempio per le figure istituzionali toccate dalle ultime vicende giudiziarie e finanziarie. Secondo il quotidiano Il Riformista, ad esempio, il governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio dovrebbe seguire il suo esempio riconoscendo «un temporaneo impedimento ad esercitare le sue funzioni».

Tra l’altro, osserva il quotidiano diretto da Antonio Polito, al contrario di Billè che gestisce una associazione privata, «Fazio governa una istituzione pubblica che tutela vitali interessi pubblici, come la stabilità del sistema bancario e la fiducia dei risparmiatori».

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