Bimbi islamici, o scuola pubblica o Egitto

Augusto Pozzoli

La scuola milanese è pronta ad accogliere i figli degli egiziani provenienti dal centro di via Quaranta: basta iscriversi e quindi essere inseriti in classi normali, con la possibilità di chiedere l’insegnamento della lingua araba e di avere un sostegno per imparare l’italiano in modo adeguato per poter seguire le lezioni come tutti gli altri alunni.
È questo in sintesi il contenuto di un volantino che verrà consegnato domani mattina alle famiglie egiziane che si presenteranno all’assemblea indetta nell’aula magna del liceo scientifico Einstein. A coordinare l’incontro, il direttore scolastico regionale Mario Dutto e il suo vice Antonio Zenga. «Stiamo già contattando le scuole che fanno riferimento alla zona in cui queste famiglie abitano – dice Dutto – perché si preparino ad accogliere bambini e ragazzi che intendano iscriversi. Stiamo facendo il massimo, insomma, per risolvere il problema». Insomma da via Quaranta i minori interessati dovrebbero passare nella scuola di Stato più vicina a casa. Una scuola normale, con qualche piccolo aggiustamento: «Le scuole – dice ancora Dutto – nella loro autonomia possono istituire per questi alunni dei corsi di arabo. Non è da trascurare poi il fatto che avranno anche la possibilità di imparare bene la nostra lingua».
Una proposta che potrà essere convincente? Difficile fare previsioni, ma si sa che alcune famiglie (7 per ora) hanno già scelto di tornare in Egitto. Ma c’è anche chi, conoscendo l’ambiente di via Quaranta, tende a dare una valutazione insufficiente della proposta. Dice Pietro Farneti, il presidente dell’associazione Risvegli che da anni collabora col centro islamico chiuso dall’intervento del Comune: «La proposta finora avanzata ha un limite: non prevede un’attività didattica per preparare questi alunni a sostenere anche l’esame di idoneità presso il consolato egiziano. Obiettivo che mi pare irrinunciabile, perché da qui passa oggi la tutela della loro identità». Il destino scolastico di centinaia di minori figli di famiglie egiziane di stretta osservanza islamica resta, dunque, assai incerto. Una cosa è certa: non potranno più tornare in via Quaranta. Gli stessi responsabili del centro stanno dimostrando grande cautela e rispetto dell’ultimatum ricevuto in cui si dichiara la struttura inagibile.
Si chiude così un’esperienza durata 14 anni. Una situazione assai precaria, sia per la struttura in cui si svolgevano le lezioni, sia per i contenuti della didattica. Si deve all'attuale direttore scolastico Dutto se questo caso scandaloso è venuto alla luce. Già l'anno scorso si era tentata una soluzione di classi nelle scuole statali, ma il progetto era stato bloccato all'ultimo. Ora però l’alternativa è ancora da costruire.
E non si placa la polemica politica. Filippo Penati ha accusato Gabriele Albertini «di aver lasciato incancrenire il problema». «Penati sembra avere un solo interesse: attaccare il sindaco - commenta Bruno Simini, assessore comunale all’Educazione -.

Questa volta lo fa usando questioni delicate come la scuola di via Quaranta e l’evasione scolastica, temi sui quali, tra l’altro, Palazzo Isimbardi non ha competenze. Da due anni il Comune lavora per trovare una soluzione al problema. Penati, attaccandoci, vuol forse distrarre l’attenzione da altre faccende, come la Serravalle».

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