"Mani dappertutto. I due colleghi mi erano addosso e non potevo reagire"

La denuncia presentata dalla cronista ripercorre la sera dopo la festa a Roma

"Mani dappertutto. I due colleghi mi erano addosso e non potevo reagire"
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Violenza sessuale di gruppo aggravata. Questa l'accusa nei confronti dei giornalisti Nello Trocchia e Sara Giudice, rispettivamente del Domani ed ex Piazzapulita, con un futuro in Rai al fianco di Antonino Monteleone. La Procura di Roma ha chiesto l'archiviazione ma la denunciante tramite il suo avvocato - il penalista Alessandro Gentiloni Silveri ha reso noto che si opporrà. Una storia con tante ombre che risale alla notte tra il 29 e il 30 gennaio 2023, giorno della festa di compleanno di Sara Giudice, organizzata in un locale di Trastevere. Venticinque-trenta invitati, tutti dell'ambiente giornalistico.

Nella denuncia presentata il 2 febbraio 2023, la presunta vittima ha ripercorso quanto sarebbe accaduto in quelle ore, una versione diametralmente opposta a quella dei due coniugi. Secondo la giovane, anche lei giornalista, Trocchia e Giudice sarebbero stati protagonisti di effusioni alle quali non avrebbe dato il suo consenso. Un presunto abuso sessuale anticipato da effusioni in un contesto di amicizia e da qualche avances («quanto sei bona»). Nessuna avvisaglia di un approccio sessuale. Da qui la sensazione di essere stata ingannata dalla coppia di (ex) amici. «Appena si sono chiuse le portiere mi sono ritrovata addosso Sara e Nello. Prima una poi l'altro. Ricordo che mentre mi baciava Sara diceva quanto sei bella», la sua versione. «Non riuscivo a reagire, a muovermi», ha rincarato la dose. Poi sul presunto comportamento di Trocchia: «Ricordo che lui dava ordini, diceva: «Tu stasera non puoi tornare a casa devi venire su da noi».

Un racconto smentito da Trocchia e Giudice. L'ex cronista di Piazzapulita ha ribadito al Fatto Quotidiano che la denunciante sarebbe stata consenziente, rimarcando che tutti e tre sarebbero stati «euforici ma lucidi». Un passaggio cruciale riguarda proprio la lucidità della vittima e la presunta somministrazione di Ghb, meglio conosciuta come droga dello stupro. All'indomani delle presunte violenze, la giovane ha effettuato delle analisi presso un laboratorio privato, risultando positiva. Il successivo test dell'Istituto superiore di Sanità è risultato invece negativo. La difesa ha chiesto nuovi accertamenti, a partire dall'analisi del capello. Da evidenziare che sul punto la denunciante non ha mai puntato il dito contro Trocchia e Giudice, sottolineando di non ricordare nulla a proposito del drink - rum o whisky - sospetto.

Altro elemento decisivo è la testimonianza del taxista, unico testimone di quanto accaduto. Le sue parole vengono interpretate in maniera differente dalle parti. L'uomo ha affermato che la presunta vittima sarebbe stata «un po' scossa perché tremava». «Tutti sono scesi, io ho aspettato un secondo in più perché ho creduto fosse una situazione un po' strana e poi ho riportato la ragazza a casa perché è risalita dopo trenta secondi sul taxi», la sua versione a verbale. L'accusa pone l'accento su un passaggio: «La ragazza mi ha detto che non si aspettava una cosa del genere».

Ma c'è anche un altro passaggio, questo emerso attraverso le intercettazioni del suo telefono.

In una chiamata, l'uomo ha evidenziato: «Niente era la storia de una che mi era entrata in macchina, uno che ha cominciato a provà co la moglie, ce provavano tutt'e due co' questa, se la volevano portà a casa, io l'ho presa e l'ho riportata a casa a lei». Convocato per rilasciare la sua versione dei fatti, il taxista in un'altra telefonata s'è espresso così: «Mi hanno fatto tremilacinquecento domande, io gli spiegavo che non è che ho visto, non ho visto niente».

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