«Mio figlio era così distratto che una volta, durante una partita di calcio, si era messo a seguire la palla di unaltra partita che si svolgeva nel campo vicino». Così racconta una mamma sul sito dellAdhd, la sigla del disturbo da deficit dattenzione e iperattività. Quella «malattia» che colpisce i bambini che non riescono a stare seduti a scuola e che fanno fatica a concentrarsi. Ma anche quella che una volta non esisteva: di fronte agli stessi «sintomi», irrequietezza e vivacità, i nostri nonni commentavano: «È un bambino vivace, ha largento vivo addosso». E si mettevano lanimo in pace.
Una cosa è certa: il confine che separa lalunno «malato» da quello sano è sottile come lala di una farfalla. Quando un ragazzino agitato o distratto è anche affetto da Adhd? E se è considerato malato come lo si cura? Può bastare una psicoterapia o ci vogliono anche i farmaci? E se invece fosse tutta una bufala come sostengono alcune associazioni (sarebbe stato coniato un nome per riassumere un certo numero di comportamenti)?
Il disturbo è stato inserito nel manuale delle malattie psichiatriche una ventina danni fa. Ma è solo da un anno e mezzo che esiste un registro nazionale per stimarne la diffusione, verificare i percorsi di cura e seguire i trattamenti farmacologici: sono 114 i centri italiani che affrontano il problema, 22 solo in Lombardia. Gli esperti però cominciano a ridimensionare il fenomeno. «Abbiamo esagerato con le stime. LAdhd non riguarda più tre ragazzini su cento (dai 6 ai 15 anni) ma due su mille» calcola Maurizio Bonati responsabile del dipartimento di Salute pubblica dellistituto Mario Negri. La diagnosi richiede almeno 10 ore di valutazione, coinvolge famiglia, scuola e neuropsichiatri «non si guarda a un aspetto soltanto ma a un insieme di fattori, infatti lAdhd è una sindrome» spiega Bonati che è convintissimo che in questi anni il fenomeno sia stato sopravvalutato. «In tutta la Lombardia saranno duemila o tremila i bambini che si rivolgono ai servizi psichiatrici per avere una diagnosi di questo tipo. Non tutti intraprendono la psicoterapia e soltanto al 10 per cento di questi vengono date medicine (pari a 190 ragazzini). Ovviamente sotto stretto controllo medico. Il registro serve proprio a evidenziare gli effetti collaterali e a non cadere nelleccesso di prescrizioni come è successo negli Stati Uniti. Fino a due anni fa questi paletti non cerano».
Su un altro punto gli esperti concordano: «Nella stragrande maggioranza dei casi i disturbi scompaiono dopo i sedici anni - afferma Carlo Lenti del centro di neuropsichiatria del San Paolo -. In alcuni casi persistono anche in età adulta. Ma sono ancora meno quelli che sfociano in comportamenti gravi, violenze, rapine o assunzioni di droghe e ovviamente qui, oltre allAdhd, subentrano altri fattori».
Ma quali sono i campanelli dallarme che devono preoccupare un genitore? «Quelli che compromettono la vita di relazione - traduce Lenti - Non è una malattia diagnosticata su base biologica. Come la depressione e la maggior parte dei disturbi psichiatrici la si definisce in base ai sintomi. Se un bambino salta sulle sedie, entra ed esce dalla classe senza curarsi dei richiami dellinsegnante, se dimentica spesso quello che lo riguarda tipo quaderni, libri o altro. Se per colpa di questi comportamenti viene escluso da gite o feste con gli amici e si isola, allora è bene intervenire». Su cosa punta la psicoterapia? «I comportamenti negativi vengono frustrati e la contrario premiati quelli positivi. Tipo: se il bambino non si alza da tavola, allora gli viene dato un regalo. Una maestra preparata sarebbe capace di farlo. Il problema è che mancano gli specialisti e i costi sono alti». Sulla difficoltà di catalogare lAdhd si esprime anche Emanuela Maggioni del centro di riferimento della Fondazione Don Gnocchi: «Siamo convinti che sia molto più rara di quanto si sia creduto finora. Ci devono essere criteri condivisi».
Anche il Comune di Milano pensa a fare chiarezza. «Ci siamo rivolti ad alcuni specialisti - conferma lassessore Gianpaolo Landi di Chiavenna -. Stiamo organizzando corsi per informare genitori e insegnanti, di sostegno e no.
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