Bimbo in coma: «Il papà lo usava come scudo»

Anche la mamma attacca il marito morto: «Altro che cibo da comprare, ha mentito e si è portato Alessio chissà dove»

Mariateresa Conti

da Paternò (Catania)

Pensava che la presenza di suo figlio lo avrebbe salvato. Che mai i killer avrebbero sparato contro di lui rischiando di colpire il piccolo Alessio, 7 anni. E così portava il piccolo con sé, dappertutto. Ma stavolta la ferocia non si è fermata. Domenica sera, i killer hanno sparato uccidendo lui e riducendo in fin di vita il bambino. Ma c’è un precedente inquietante in questa tragedia, un particolare che potrebbe dare un senso totalmente diverso alla vicenda: la vittima tempo fa aveva denunciato per lesioni un pregiudicato inserito in un clan locale. E sarebbe stato picchiato forse per essersi messo contro chi a Paternò era un intoccabile.
Adesso che lui è morto suo figlio lotta tra la vita e la morte. È in condizioni disperate il piccolo Alessio Salvia, gravemente ferito domenica sera in un agguato alla periferia di Paternò, grosso comune in provincia di Catania. Sotto il fuoco incrociato degli assassini sono morti suo padre e un altro giovane pregiudicato. Si tratta di pesci piccoli della malavita: Giuseppe Salvia, 29 anni, e Roberto Faro, 19 anni, alle spalle storie di furti e altri reati minori.
A raccontare il drammatico retroscena, e cioè che l’uomo sapesse di essere finito nel mirino dei sicari, sono stati la mamma del piccolo Alessio e uno zio. «È stato un irresponsabile, sperava di salvarsi grazie al bambino», punta l’indice suo fratello.
I medici del reparto di Rianimazione del Cannizzaro di Catania, dove il bimbo è stato trasferito, sono preoccupati: è in coma farmacologico, è già stato operato due volte - per l'asportazione della milza e per limitare i danni delle lesioni polmonari -, ma resta in condizioni gravissime.
L'agguato è scattato poco dopo le 21.30. Giuseppe Salvia, secondo il racconto della moglie, è uscito da casa con la scusa di andare a comprare qualcosa da mangiare, e ha portato con sé il figlioletto. Una scusa, Salvia, evidentemente, aveva un appuntamento. E infatti in auto c'era anche l'altro giovane pregiudicato ucciso, Roberto Faro. L'agguato è scattato in via Sardegna, una strada di periferia di Paternò. I killer, almeno due secondo la ricostruzione dei carabinieri, hanno sparato all'impazzata contro l'auto, con una calibro 9 e con una pistola 7,65. Giuseppe Salvia e Roberto Faro sono rimasti inchiodati ai sedili, uccisi praticamente sul colpo dalla pioggia di fuoco. Alessio era seduto dietro: lui è stato colpito alla schiena, al torace e all'addome. Trasportato all'ospedale di Paternò, dove si è reso necessario un intervento chirurgico per l'asportazione della milza, è stato poi trasferito a Catania. «Le condizioni del bimbo sono disperate, ci preoccupano le lesioni polmonari», spiega il primario del reparto di rianimazione, Carmelo Denaro: «Saranno necessari tre, quattro giorni perché la situazione si stabilizzi».
Non si dà pace Vincenza Ruggia, la madre del piccolo Alessio e di un'altra bimba, di due anni: «Domenica sera - spiega in lacrime - mio marito è uscito dicendo che andava a comprare qualcosa da mangiare e ha portato con sé Alessio. Non mi ha detto che aveva un appuntamento, so che aveva cattive frequentazioni. Spero che i medici riescano a salvare Alessio... ».

Ancora più esplicito uno zio del bambino: «Mio fratello era un poco di buono, non aveva voglia di lavorare e frequentava cattive amicizie. Temeva di essere ucciso e ha portato con sé il bambino, sperando di evitare così un agguato».

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