Il biologico prende piede

È una scelta che può riguardare anche abbigliamento e cosmesi fino agli strumenti fotovoltaici

Monia Baldascino

Si mangia bio. Si veste bio. Ci si lava e si pulisce bio. Nella capitale la mania si sta diffondendo a macchia d’olio e in poco tempo Roma si è guadagnata un nuovo primato: quello di città più «biologica» d’Italia. I negozi specializzati sono già più di un centinaio e crescono in maniera esponenziale, ogni supermercato si è dotato di uno scaffale ad hoc e da settembre dello scorso anno tutte le mense delle scuole comunali utilizzano prodotti di agricoltura biologica. Insomma da settore di nicchia è diventato fenomeno di massa e la clientela si va allargando e diversificando sempre più: «Prima il consumatore abituale era una persona motivata culturalmente - spiega Alessandra Aliperto, commessa in un negozio della catena Capodarco bio - ora anche la vecchietta entra a curiosare».
E curiosando si scopre un mondo: oltre al cibo, in questi punti vendita si trova di tutto. A partire da un’intera linea di abbigliamento per adulto e bambino in filo di cotone naturale, cioè non trattato nella lavorazione con prodotti chimici e pertanto anallergico. C’è poi lo scaffale della cosmesi e quello dei detergenti per la pulizia della casa. Ma la vera sorpresa arriva nel reparto degli «strumenti fotovoltaici», apparecchi che trasformano la luce del sole in elettricità. Qui l’offerta è davvero ampia: si va dal caricabatteria per il telefonino al giocattolo fotovoltaico, dai lampioncini per il giardino agli accessori per campeggio, camper e nautica. Il bio diventa una filosofia di vita con un minimo comun denominatore: il rispetto per l’ambiente. «Partiamo dagli alimenti - spiega Adolfo Renzi, presidente Lazio dell’Aiab, l’Associazione italiana per l’agricoltura biologica -. Nelle nostre coltivazioni le piante non vengono trattate con concimi chimici, diserbanti o antiparassitari, ma solo con scarti di lavorazione o minerali che non inquinano il terreno. Inoltre i campi vengono arati in superficie rispettando i cicli naturali per conservare la fertilità del suolo». Il protocollo è stato minuziosamente regolamentato nel 1991 dalla Comunità europea e i controlli sono tassativi. Dunque scegliendo un prodotto da agricoltura biologica si fa un investimento per se stessi, perché frutta e verdura sono più sane, più ricche di vitamine e prive di conservanti o pesticidi, ma soprattutto si fa una scelta sociale di natura ecologista.
Però, inutile a dirsi, tutto costa di più. Le melanzane, per fare un esempio, vengono vendute a 3,63 euro al chilo, mentre al mercato per acquistarle basta 1,29 euro. Passando ad altri articoli, la musica non cambia. Si batte sempre sullo stesso punto: la materia prima pura si paga. E proprio per ridurre i costi, a Roma è stato aperto lo sportello «Filieracorta»: l’idea è accorciare la catena di vendita di beni agroalimentari biologici di produzione locale, tagliando i passaggi intermedi per ottenere una riduzione del prezzo.

I cittadini si riuniscono in gruppi di acquisto, comprano direttamente dai produttori grosse quantità di merci all’ingrosso e poi le redistribuiscono tra loro. Per maggiori informazioni chiamare il numero verde 800.032.667 o scrivere all'indirizzo internet gruppiacquisto_roma@aiab.it.

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