Boa, Ibra e Robinho: macchina goal di Allegri

Rossoneri a quota 68 reti. Galliani corteggia Van Persie Arriva Muntari. E Berlusconi: "Milanello un po’ affollato"

Boa, Ibra e Robinho: macchina goal di Allegri

É il fattore g che decide. Il fattore g, qui inteso come gol, nel Milan è quello che scava la differenza rispetto alla concorrenza e promette di farlo anche in futuro. Bastano pochi numeri per documentare la tendenza, già emersa in avvio di stagione, sia pure scandita da una certa leggerezza difensiva poi messa in disparte. Sono 68 i gol seminati fin qui dal Milan che pure ha dovuto fare i conti con assenze ripetute: dapprima Robinho per pubalgia, poi Cassano per il cuore matto, quindi Pato frenato da un paio di ricadute muscolari, persino Ibrahimovic è mancato all’appello prima della sfida col Barcellona per una tendinopatia. Perciò quel dato ha quasi del miracoloso, specie se se ne valutano gli effetti. Per esempio di quella valanga di gol, 45 sono stati destinati al campionato, 15 alla Champions league, 6 alla coppa Italia (in appena 3 incontri) e 2 incassati dalla supercoppa di Pechino. Perciò il 4 a 0 che ha preso a lampeggiare nella notte di San Siro è in perfetta traiettoria con la più recente tendenza milanista, impreziosita da una seconda caratteristica. Il contributo più importante ai 68 gol è arrivato dai centrocampisti che in molte circostanze hanno colmato le lacune lasciate dagli attaccanti, dalle loro assenze. E non bisogna pensare solo alla striscia di Nocerino. Al «miglior Milan della stagione», giudizio di Allegri per niente soddisfatto della perfomance («non dovevamo sbagliare nel finale») ha di sicuro contribuito il ritorno di Boateng, l’incursore che è riuscito a stregare la platea continentale con un tris di gol, uno più bello e spettacolare dell’altro, in Champions : il primo, col Bate Borisov, con una scudisciata dal limite, il secondo al cospetto di Abidal e del Barcellona, il terzo col bengala che ha aperto la strada a Robinho e Ibra.

É il fattore g che fa notizia, specie adesso che stanno per tornare quasi tutti i protagonisti più attesi, compreso Muntari (maglia numero 14, quella di Weah, il suo idolo da bambino), riapparso a Milanello di ritorno dalla coppa Africa. «Sono molto emozionato» la sua prima confessione, seguita dal solito inchino ai nuovi tifosi, «passare dall’Inter al Milan è incredibile, questa è la squadra più forte al mondo, non solo in Italia». Sull’argomento, molti han perso di vista la battuta di Silvio Berlusconi, mercoledì notte. «Ci sarà un po’ di affollamento negli armadietti di Milanello» la frase con cui ha anticipato il suo imminente rientro nel cda come presidente, forse già il 20 aprile e dintorni in occasione dell’assemblea per l’approvazione del bilancio 2011. Sarà decisiva a questo punto la gestione delle scelte e anche del turn-over da parte di Allegri, capace di stupire grazie alla panchina riservata a Nesta, a cominciare da domenica a Cesena, assente Ibrahimovic sempre per squalifica (rinviato alla prossima settimana l’esame del ricorso). Un esempio per tutti: Maxi Lopez, decisivo il suo arrivo a Udine, è finito in tribuna nella Champions senza tradire, almeno in apparenza, una qualche insoddisfazione.

Il fattore g è da sempre l’interesse dichiarato di Berlusconi e Galliani, divisi di recente nella valutazione di Tevez e della trattativa per trascinarlo da Manchester a Milanello. «Non mi ha mai convinto» l’idea del presidente.

Il suo vice ha cambiato registro puntando i propri riflettori su Robin Van Persie, elogiato in pubblico e in privato, mercoledì notte. L’olandese dell’Arsenal ha il contratto in scadenza nell’estate del 2013. Che sia lui il prossimo obiettivo di Galliani?

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